lunedì 20 febbraio 2006

Con la più becera delle destre ? No grazie.

Con la più becera delle destre ???  No Grazie.

Di Nicola Cospito

 

 

Quando, studente,  frequentavo il liceo Mamiani, proprio negli anni della contestazione, mi capitava quasi tutti i giorni  - qualche volta anche fino al primo pomeriggio,  di restare davanti a scuola in viale delle Milizie a Roma , a discutere con gli studenti della sinistra,  marxisti-leninisti dichiarati. Costoro conoscevano a memoria Stato e Rivoluzione di Lenin e lo citavano a piè sospinto insieme al libretto rosso di Mao Tse Tung. Mentre cercavano di convincermi, fedeli a quanto asserito nel Manifesto di Gotha di K. Marx, che il comunismo non esisteva ancora da nessuna parte e che nei paesi dell'Est ci si era fermati alla fase socialista, esprimevano una distorsione mentale che si nutriva di un cerebralismo spesso vuoto e insulso anche se infiocchettato da analisi roboanti e circostanziate. Al loro contrario, io che avevo pure letto Stato e Rivoluzione ed ero bene informato sulla Scuola di Francoforte, sull'Uomo ad una dimensione di Herbert Marcuse, sull'eclissi della ragione di Horkheimer e quant'altro - mi dicevano che sarei stato un buon compagno... -avevo in più rispetto a loro già una robusta conoscenza delle idee nazionali e sociali che avevavo infiammato i giovani fascisti di tutta Europa tra le due guerre e dalle  quali avevo appreso l'essenzialità nel dire, punto di partenza di una mente abituata ad una corretta interpretazione del mondo, dei fatti, della vita.  Perchè poi proprio questo è il problema di Adinolfi, vale a dire quello di spingersi in improbabili analisi su situazioni che non esistono e che non potranno avverarsi. Perchè poi, alla fine, dopo aver cercato di sponsorizzare, almeno intellettualmente, un'operazione politica di dubbio gusto e di improbabile validità, basti vedere quanto sconcerto e disorientamento ha provocato tra i camerati, molti dei quali hanno giustamente deciso di non andare a votare, viene ora a lamentarsi per i risultati - assolutamente prevedibili - che il 9/10 aprile segneranno non solo la fine della fiera delle illusioni, ma anche il fallimento politico senza appello di chi, invece di compiere un corretto lavoro politico teso alla costruzione del partito dello Stato Nuovo, della Giustizia Sociale, dell'Identità Nazionale, autonomo, non bisognoso di legittimazioni estranee e proiettato oltre un bipolarismo sempre più fragile,  ha finito per imbrancarsi nello schieramento reazionario costituito da personaggi di basso profilo come Schifani, Bonaiuti,  Bossi, Calderoli, Maroni, Fini, Gasparri, Alemanno,  Baccini e chi più ne ha più ne metta. Come credere davvero poi, che invece di presentarsi separati Fiamma e A.S. ma uniti in cotanta alleanza, avrebbero potuto realizzare chissà che...magari davvero le riforme sociali.... Come se i poteri forti di cui molti amano parlare e che di sicuro sono coloro che dettano legge e linea politica ed economica amassero restare alla finestra a guardare....Un noto attore comico avrebbe detto.... ma mi faccia il piacere.... E del resto i veti puntualmente arrivati hanno dimostrato chi comanda in questo paese.

 Chi ha scelto di stare con la reazione vada ormai fino in fondo, si tratta infatti di una strada senza ritorno, a prescindere dai risultati elettorali. Per Adinolfi - e non ce ne voglia - resta in sovrappiù l'ambiguità di un argomentare piuttosto fumoso, nonostante alcune citazioni che non cambiano il colore della sostanza,  a copertura della difesa di un Polo neoconservatore, espressione  di una destra tra le più becere e impresentabili della storia, una destra in cui sia A.S. che la Fiamma Tricolore sono comunque assolutamente irrilevanti tanto sul piano numerico quanto  su quello delle proposte programmatiche, oltretutto queste ultime, generiche come quelle sulla famiglia o sull'accesso al credito, se non da far sorridere come quelle sulla democrazia paritaria.

Per terminare queste mie brevi considerazioni, ribadisco  che l'unica cosa davvero utile per tutti coloro che non si stanno sporcando le mani e la coscienza con gli alleati di Bush, sia  di cominciare ormai a guardare davvero oltre queste elezioni. Dopo il 9 aprile il quadro politico nazionale cambierà totalmente e nei nuovi scenari che verranno a determinarsi  l'unica cosa seria da fare sarà quella di moltiplicare gli sforzi nella creazione di una nuova realtà politica, organizzata e credibile,  ben radicata nella nostra storia ma altrettanto ben proiettata nella società civile. Mentre taluni navigano verso gli scogli sui quali immancabilmente si infrangeranno, noi preferiamo mantenere saldo il timone seguendo la stella polare,  la stella del Nord, come dice una delle nostre canzoni più belle. E se la traversata sarà lunga, poco importa.

 

Nicola Cospito

 


A proposito di...




 

 

di Gabriele Adinolfi

 










Tra un’impasse improponibile e un’elettrizzante scommessa possibile


Ho l’abitudine di esporre in modo sistematico il mio pensiero. Preferirei essere più stringato ma ho constatato che i lettori raramente soppesano frasi telegrafiche: le interpretano e spesso le fraintendono. Intendiamoci, anche quando esprimo le mie convinzioni in modo dettagliato una decina di interlocutori le travisano per partito preso, ma quelli lo fanno in mala fede, con pretestuosità.


Se si è scarni invece capita, come è accaduto ultimamente con il mio “Più naufraghi che pirati” che il significato dello scritto venga interpretato in modo distorto anche da chi è in buona disposizione d’animo ed in assoluta  buona fede. Per questo ho deciso di tornare sull’argomento e chiarirlo ulteriormente.


 


Cosa ho detto esattamente


 


Alcuni hanno inteso la mia conclusione dell’articolo di sabato scorso come un “non c’è niente da fare” e dunque un invito a “non votare”, un rinnegamento di ogni prospettiva di accordi.


In realtà ho detto ben altra cosa. Ovvero che tutta quella destra radicale che si riconosce in un partito, se non prende coscienza di alcuni dati di fatto e se non esprime una mentalità innovativa, è destinata al naufragio e per giunta a un naufragio imbarazzante. Ragion per cui o reagisce immediatamente o finisce a picco malamente. E se non può agire tempestivamente ed efficacemente tanto vale che eviti di fare figuracce. Questa mia “provocazione” stava a sostenere la necessità di una mutazione antropologica, semantica e morfologica che appare forse  impensabile ma non è impossibile in quanto nulla lo è per chi davvero vuole.


 


Le minacce da sventare


 


Quali sono le minacce da sventare?


Innanzitutto le manovre in cui, come topi giocati dai gatti, sono incappati i due partiti estremi che, separati, finiranno col neutralizzarsi a vicenda rendendo pressoché utopico il traguardo delle elezioni parlamentari.


Manovre che, verosimilmente proseguite in sordina nel corso della campagna grazie all’uso a comando dei media, forse mirano – per bilanciamento forzato - a condannare gli stessi partiti addirittura al non raggiungimento del quorum necessario per il rimborso elettorale.


Insomma sono convinto che l’operazione in atto sia quella di chiamare tutti dentro per stritolarli e preparare poi l’avvento di un’altra, inedita, ruota di scorta, rigorosamente “corretta”.


Già è squalificante fare politica al solo scopo di ottenere rimborsi, figuriamoci cosa diventerebbe fare politica nella CdL al solo scopo di ottenere rimborsi. Se questo dovesse finire con l’essere l’unico traguardo perseguito tanto meglio abbandonare!


 


Nessuna “conformità”


 


Ho detto e ripetuto che ritengo positivo il confronto dettato dalla riforma elettorale perché permette a chi finora  si crogiolava ai margini del nulla, vivacchiando di rimborsi, di mettersi infine alla prova. Questo però rappresenta un rischio che per essere affrontato necessita di molta forza e soprattutto presuppone una spiccata aderenza alla centralità (caratteriale e spirituale, non politica…)


Ciò premesso – e dato forse per scontato con troppa disinvoltura – un’operazione del genere ha senso solo se è pragmatica e aggressiva. Pragmatica in quanto punta ad ottenere peso specifico (i deputati rientrano in quell’obiettivo), aggressiva in quanto impone logiche nuove, “corsare” e mette in imbarazzo tutti e soprattutto lo schieramento che ha aperto i recinti. È valida perché funge da premessa a una nuova entità articolata, non omologata, non uniforme, non massificata, situazionista, spregiudicata e ANTI/corretta: non “insufficientemente corretta”.


Sia il pragmatismo che l’aggressività della destra radicale di partito sono però gravemente minacciati dall’evoluzione di questi giorni.


In particolare, dopo l’accettazione obbligata dei veti e delle conseguenti patenti di presentabilità, l’unico senso dignitoso che avrebbe un’esperienza di competizione elettorale nella CdL la si ritrova in una linea tutt’altro che “riformista”, o “conforme”; dev’essere molto ma molto spregiudicata e scorretta. Su queste basi, purtroppo, va detto che di tutto quello che ha proposto Roberto a Matrix io condivido ben poco e anche quello mi lascia perplesso per i toni con cui lo ha esposto.


 


Perché dissento


 


Il mio ragionamento si articola su più livelli.


Un primo motivo di dissenso è dettato dal realismo. Le proposte di AS parlano tutte d’interventismo statale, di assistenza sociale; presuppongono cioè uno Stato che invece oggi non c’è né può esserci e prevedono una strada d’interventi a mio avviso impossibile, impercorribile perché semplicemente non esiste più: perciò mi paiono fuori luogo.


Un secondo motivo di divergenza è di tensione ideale. Gli interventi che mi stanno a cuore sono “diretti”, fanno perno sulla “mobilitazione” popolare e sull’assunzione di “responsabilità” che si contrappone alla “delega”. Sono verticali e non verticisti; non chiedono, impongono. Non accettano “elargizioni” dall’alto ma si finalizzano all’autogestione gerarchica e consapevole.


È una linea di pensiero che viene dalle Brigate Nere e non dallo Stato paternalistico (o forse sarebbe più proprio definirlo maternalistico).


La distanza tra questi due modi di porsi è abissale e cruciale, come riassumo in “Quel domani che ci appartenne”.
Le proposte di AS quindi, per il mio modo di concepire le cose, non sono condivisibili.


Tuttavia in un cartello elettorale queste divergenze inconciliabili possono convivere; come premessa e a garanzia dell’apertura di spazi che consentano di favorire l’autonoma organizzazione di popolo. Solo a queste condizioni certe uscite possono risultare potabili per uomini che come me non credono in nessuna soluzione politica di destra né in moralismi o in pratiche indulgenti verso oligarchie ecclesiastiche o sociali.


C’è infine un terzo motivo di dissenso. La linea espressa da Roberto (che non è certo una novità, è la sua da oltre vent’anni) probabilmente otterrà consensi appunto di destra ma attenzione: le simpatie non  necessariamente si tramutano in voti. Vieppiù quando la concorrenza in materia è ampia e il programma trova apparenti analogie trasversali dall’Udc a Forza Italia, che non sono del tutto assenti in AN e Fiamma. Soprattutto però, come insegnava quel pittore austriaco, poi eroe della Grande Guerra e che sarebbe divenuto capo rivoluzionario prima e Cancelliere di Germania poi, i consensi perbenisti sono i più pavidi e i meno fedeli in assoluto: puntare su di essi è come progettare di costruire sulle sabbie mobili.


 


Se


 


Infine, qualora si venga “accettati” in quanto con i comportamenti e con i toni delle proposte si sarà dimostrato di essere stati “ingiustamente discriminati” e che in fin dei conti non si è così “impresentabili”, si rischia di essere omologati e di farsi neutralizzare davvero del tutto. Probabilmente senza deputati, forse senza addirittura rimborsi, senza più credibilità e senza alcuna specificità forte che, ne sono convintissimo, dev’essere “scandalosa”, “corsara”, dove si pretende di andare? Al disastro?


Ma una presa di coscienza ed un forte intervento di rettifica sono proprio fuori discussione?


Certo, se questo non si verificasse, proseguire su quella china a mio giudizio non avrebbe senso e potrebbe rivelarsi davvero mortificante.


Nei prossimi giorni osserveremo gli sviluppi del caso e ragioneremo di conseguenza. Tra un’impasse improponibile e un’elettrizzante scommessa possibile il confine è sottile.

 

 

 

 

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