giovedì 25 gennaio 2007

Giuda, avanti e indietro

GIUDA, AVANTI E INDIETRO


Dopo (ma solo dopo) l’alzata di scudi dei più di 150 intellettuali e politici di appartenenza politica trasversale, che hanno firmato un manifesto di protesta: “No alla verità storica di Stato”, contro la proposta di legge di Mastellone l’arraffone per rendere reato ( d’opinione) il dubitare dei modi e dell’entità della SHOA, l’unione delle comunità ebraiche italiane si dice contraria all’introduzione nella legislazione Italiana del reato d’opinione ( Corsera del 24-01-07).

Clamorosa retromarcia rispetto al parere espresso  solo qualche giorno prima in cui si dichiarava addirittura che il solo criticare la politica di Israele nei riguardi dei Palestinesi era un atto di antisemitismo e che, come tale si sarebbe dovuto punire.

Del resto, in Francia, in Austria ed in Germania, dove non ci fu la rivolta dei 150 Storici, le comunità ebraiche non sentirono affatto il bisogno di dichiarare la loro contrarietà all’introduzione del reato di pensiero tanto che, a seguito di tali leggi, colà vigenti, molti “revisionisti” sono stati condannati al carcere ( due soli esempi: A. Faurisson e D. Irving, ma sono moltissimi di più..)

Siamo felici di constatare che non siamo più soli a denunciare l’arroganza sionista ed ancora di più siamo felici di constatare che un’azione decisa e coraggiosa di 150 intellettuali e storici è riuscita a bloccare un progetto di legge iniquo e stupido.

Mastella, naturalmente, da quel codardo che è, ha fatto anche lui retromarcia fiutando l’aria sgradevole che stava arrivando per lui e di ciò non ci stupiamo affatto …

Noi Nazionalpopolari continueremo a lottare per affermare la verità storica anche per i genocidi ignorati come quello dei Kurdi ad opera dei Turchi, quello dei Palestinesi da parte di Israele e quello del popolo Tibetano da parte della Cina comunista, tutt’ora in atto..!

Alessandro Mezzano






 

domenica 21 gennaio 2007

Referendum subito !


COMUNICATO  STAMPA

 

REFERENDUM SUBITO !

 

 

Il Movimento Nazional Popolare non solo è contro l'allargamento della base militare americana di Ederle 2 a Vicenza ma è anche per la sua totale chiusura come per la chiusura di tutte le basi militari USA in Italia.

La seconda guerra mondiale è finita da un pezzo e anche la guerra fredda. Le basi militari americane sul nostro suolo non hanno ragion d'essere e la loro presenza attesta solo la complicità dei governi italiani di destra e di sinistra con le criminali operazioni belliche che gli americani portano a termine in tutto il mondo con le loro armi micidiali e con lo sterminio delle popolazioni civili dei paesi che si oppongono ai loro disegni.

Il governo Prodi con il suo si all'allargamento della base americana, e con le dichiarazioni  rese ieri dal ministro degli Esteri D'Alema sul rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, mostra di proseguire nella sostanza la stessa sciagurata politica estera del plenipotenziario  di Bush  in Italia Silvio Berlusconi.

 

Il MNP sosterrà tutte le iniziative finalizzate al recupero della sovranità italiana su tutto il territorio nazionale e si impegna sin da oggi con la sua federazione di Vicenza a battersi perchè i cittadini della città veneta siano chiamati ad esprimersi in un apposito referendum che nessuno ha il diritto di negare.

 

IL MNP

DIREZIONE NAZIONALE

COORDINAMENTO PER IL VENETO

sabato 13 gennaio 2007

LE ANIME MORTE

 

LE ANIME MORTE

Un giorno, moltissimi anni fa, la reincarnazione del Buddha capitò nel Bhutan, tra le montagne della catena dell’Himalaya, là dove l’aria è così limpida che le vette altissime sembrano tanto vicine, da potersi toccare.

Il Buddismo Himalayano, variante del tradizionale Buddismo nato in India, viene predicato in quelle terre tra la popolazione che, fino ad allora, poggiava le sue credenze in una moltitudine di Dei e Demoni in lotta tra di loro per la prevalenza del bene e del male.

Da questa data remota e leggendaria, incomincia per il Tibet una nuova era.

La nuova religione fa talmente presa sui popoli di queste terre, che diventa parte essenziale della vita, permeandola a tal punto da diventare precetto, etica e Legge civile nello stesso tempo tanto che in breve, l’autorità religiosa e quella del Governo del paese s’identificano nella persona del Dalai Lama che, secondo i Tibetani, è la reincarnazione in successive vite, del primo profeta del nuovo Buddismo.

Inizia così un lungo cammino spirituale per una cultura che si evolve raffinandosi in una spiritualità sempre più profonda.

Nascono diverse migliaia di monasteri e, su una popolazione di 2.500.000 persone, i monaci sono ben 400.000.

Poi, nel 1950, per motivazioni unicamente imperialiste, la Cina comunista invade il Tibet e comincia un’era di persecuzioni sistematiche, una pulizia etnica culturale che vuole distruggere tanta spiritualità.

Epurazioni, deportazioni, restrizioni religiose e la distruzione fisica di circa 3.000 monasteri si susseguono senza riuscire a piegare la resistenza dei Tibetani che, fino al 1959 tentano per ben tre volte di ribellarsi.

Le insurrezioni sono stroncate nel sangue ed alla fine il Dalai Lama e una consistente parte della popolazione, fuggono in India.

Oggi la repressione del governo comunista Cinese è ancora dura ed accompagnata da massicce immigrazioni di cinesi nel territorio per impossessarsene, così come fece il comunista Tito con i territori dell’Istria.

E’ una delle molte tragedie dimenticate dal mondo occidentale.

L’Amerika, formalmente sempre così sensibile alle persecuzioni ed agli attentati alla libertà dei popoli, tace e non si sogna di intervenire.

Il Tibet non è l’Iraq.

Il Tibet non è il terzo produttore di petrolio di tutto il medio oriente e le 7 sorelle non sono interessate ai patrimoni di spiritualità e di cultura che non hanno circolazione nelle banche mondiali, né costituiscono un pericolo per l’alleato/padrone degli USA, lo stato di Israele..

Per combinazione, in Tibet non c’è petrolio, né questo territorio rappresenta un’area d’interessi commerciali o strategici, ma anzi, scontrarsi con la Cina vuol dire essere messi fuori da un mercato di un miliardo e mezzo di persone.

Un mercato in continuo sviluppo e dalle enormi potenzialità future.

Ed allora non si può assolutamente intervenire, non diciamo militarmente, ma nemmeno tenendo viva la questione sui mezzi d’informazione internazionali, tramite l’ONU o mediante opportune azioni diplomatiche, per non disturbare le trame finanziarie del turbocapitalismo mondialista che sta intessendo rapporti e sviluppando progetti immensamente redditizi, a breve ed a lungo termine.

Va bene i “diritti umani”, ma, prima di tutto, la bottega…!

Anche l’Europa, per la verità, tace e non solo come federazione di Stati che purtroppo, non casualmente, non ha un’univoca politica estera, ma anche nella specificità dei singoli componenti, il che sta a dimostrare la sudditanza al “boss” USA.

A tutto ciò si aggiunga la considerazione che una fondamentale parentela ideologica, per quanto paradossale possa sembrare, esiste tra la Cina Comunista e gli USA ed è la comune matrice profondamente materialista che nega qualsiasi peso ai valori spirituali della civiltà Tibetana.

Inoltre il Tibet non fa parte di quella porzione del mondo dell’Islam suggestionabile dal potere dei dollari come Kossovo, Albania, Turchia ed altri che gli Usa stanno coccolando in chiave di contrapposizione al successo del progetto Europeo che, se realizzato, rappresenterà, questo si, un temibile avversario politico, strategico e commerciale per l’Amerika!

Noi, al contrario, “non abbiamo orecchio” per cantare nel coro e, se pur piccoli, se pur inascoltati, denunciamo il sopruso della Cina, compiuto con la complicità del silenzio del mondo filo Amerikano e dell'Europa e, come per i Palestinesi, rivendichiamo, per i Tibetani il diritto a vivere nella propria terra, nella propria cultura, nella propria civiltà!

Difronte ad un ONU impotente ed inefficiente soprattutto a causa dei condizionamenti del potere di veto dei componenti permanenti del Consiglio di sicurezza (USA, FRANCIA, GRAN BRETAGNA, CINA, RUSSIA) che essendo in grado di bloccare qualsiasi decisione sgradita, impongono, di fatto, una tirannica oligarchia, noi chiediamo la soluzione del problema attraverso una Rifondazione di quest’organismo internazionale sulla base di maggiore equità, parità di diritti dei membri e maggiore potere decisionale e d’intervento. Insomma un vero e proprio Governo Mondiale con competenza su tutti quei problemi di carattere generale che investono gli interessi ed i diritti del Pianeta nel suo complesso.

Intanto noi parliamo del TIBET, facciamo il tam – tam sostituendoci alla comunicazione istituzionale che tace; non lasciamo che il problema muoia e che quelle terre siano trasformate veramente nelle terre delle anime morte.

Alessandro Mezzano






 

lunedì 8 gennaio 2007

Documento camerati di Cuneo

 


 


Con l'autorizzazione dei camerati di Cuneo, rendiamo pubblico il documento politico da loro redatto, da cui traspare la volontà di guardare oltre la presente crisi dell'area e di costruire il Movimento di tutti i militanti che non hanno rinunciato nè alle proprie radici nè al gusto della buona battaglia. In un momento in cui i disegni personali, le meschinità, le abiure, le strumentalizzazioni della nostra storia e dei suoi protagonisti, iil progressivo allontanamento dallo "stile legionario" e da un sincero cameratismo di molti, di troppi, sembrano annullare gli sforzi di chi ama la chiarezza, la lealtà, la nobiltà della nostra militia, questo documento deve indurre alla riflessione e al compimento di atti concreti.

 

ACTA  NON AGENDA !

 

Nicola Cospito

 

 

 

 

Cuneo, 15 Dicembre 2006.

 

E’ da circa un anno che io, Flavio Rota e Giulio Peiretti seguiamo l’evoluzione politica del Movimento Nazional Popolare.

Le vicende che ci hanno avvicinato al M.N.P. sono (credo) abbastanza comuni a quelle dei sempre più  numerosi simpatizzanti del Movimento.

Per me, poco più che quarantenne, la disgregazione del fu Movimento Sociale Italiano, unico Partito dell’Europa Occidentale capace di aggregare milioni di elettori nel solco dell’ideale fascista rivoluzionario e soprattutto dell’esperienza della Repubblica Sociale, è stata più che una delusione un tradimento. Un tradimento incarnato purtroppo da coloro che, con alterne vicende, erano stati tra i più vicini collaboratori del Segretario Almirante, e cioè Fini e Rauti. La prospettiva di un nuovo movimento che riprendesse l’esperienza del M.S.I. pur configurandosi come elemento nuovo e di rottura (più che col passato con lo squallido presente), è stato il motivo del mio avvicinamento.

Per chi come Giulio, più giovane, si è più di recente avvicinato all’Ideale, deluso dal triste spettacolo di una società e partiti politici che promettono tutto e mantengono niente, il sorgere di un Movimento fuori dagli schemi e dagli intrighi di Palazzo è stato sicuramente l’elemento scatenante del suo interesse.

Da qualche mese sono stati istituiti a livello regionale dei gruppi propositivi per quanto riguarda sia l’orientamento politico che la strategia del nuovo Movimento.

In questo recente periodo si è anche assistito a dibattiti vertenti sulla possibile aggregazione di altri movimenti d’Area nonché a dettagli non meno importanti quali il nome da attribuire al nuovo soggetto politico.

Anche noi, nel nostro piccolo, desideriamo dare il nostro contributo, cominciando però con l’illustrare la ben poco incoraggiante realtà in cui viviamo ed operiamo. La Provincia di Cuneo non é né piccola né spopolata ed essendo pure tra le realtà industriali più rilevanti del Nord Italia, presenta una realtà sociale molto variegata e composita. Questi elementi dovrebbero interessare chi sta sviluppando un movimento politico ambizioso e di rottura nel panorama politico nazionale, eppure, in circa un anno di frequenti contatti tra di noi, né io né Giulio abbiamo avuto modo di collegarci con altri gruppi o elementi della cosiddetta “Area”, sebbene i delusi, da A.N. al M.S.F.T. aumentino di giorno in giorno. Certo, la realtà (soprattutto storica) qui è quello che è, ma fa certo rabbia vedere che falsi ed improbabili movimenti come la Lega, senza alcuna radice storico-ideale, si siano potuti insediare e radicare sul territorio (pure nelle fabbriche) in maniera così rilevante. Lamentiamo soprattutto la mancanza di un Centro culturale-politico che, sull’esempio di quanto brillantemente fa il gruppo Excalibur nel Novarese, sappia aggregare interessi su svariati temi politico sociali: dall’Ambiente, all’Immigrazione alla precarietà del lavoro. Tutti temi di grande attualità anche nella apparentemente “tranquilla” provincia cuneese.

Sollecitiamo dunque la costituente Direzione Regionale a supportarci per quanto riguarda riferimenti e contatti anche nella nostra Provincia.

Passiamo ora a discutere su alcuni dei punti principali su cui si sta trattando a livello nazionale intorno al nascente nuovo soggetto politico, premettendo che, seppure sia da ritenere giusto raccogliere le idee dei militanti, il movimento a cui aspiriamo deve avere una selezionata leadership autorevole e decisionista, in quanto riteniamo che la democratizzazione di un partito porti inevitabilmente alla corruzione dell’Ideale, della linea politica e inevitabilmente dei rappresentanti del partito stesso. La diffidenza nei confronti dell’istituto democratico deve, a nostro avviso, restare un cardine del movimento, in quanto riteniamo semplicemente tempo perso il cercare consensi e successi nell’ambito dell’attuale quadro politico nazionale dove si assiste al fenomeno per cui, ad uno “scivolamento” di sempre più vaste aree sociali verso le estreme, evidentemente deluse dall’attuale realtà, si assiste all’inseguimento dei più piccoli partiti cosiddetti “di nicchia” per raccoglierne il consenso, dopodiché, una volta arrivati al potere, o meglio, al “Palazzo”, i suddetti soggetti politici si squagliano come neve al sole assimilandosi ai grandi partiti nazionali, oggi raggruppati in “poli”, uguali e contrari, comuni nel succedersi in miserabili governi del Paese che nel frattempo degrada sempre più nella sua ormai cronica crisi socio-economica.  Il fenomeno (comune a destra quanto a sinistra) non dovrebbe meravigliare più di tanto e men che meno noi che da anni analizziamo e studiamo genesi e composizione dei governi fantoccio occidentali pilotati dalle massonerie e dal sionismo internazionale e assoggettati all’impero Anglo-Americano. Si assiste così a tristi nonché ridicoli spettacoli come quelli di un Fini con lo zuccotto ebraico o di un umiliante Romagnoli sbeffeggiato in Tivù. Il panorama nazionale è quello che è (purtroppo) ed anche dal punto di vista umano lo spettacolo è desolante ma questo deve semmai esserci da sprono per le nostre attività politiche. Non dobbiamo cercare spazi mediatici od improbabili “visibilità” esterne ma il nostro lavoro deve essere al di fuori del cosiddetto “mercato della politica”. Oggigiorno i “contenitori” della politica (così si amano autodefinire gli attuali partiti politici) cercano i consensi inseguendo lobbies, circoli finanziari ed altro dimenticando il rapporto diretto col popolo. In questo modo il riferimento politico-ideale diventa un paravento. Si può così assistere ad un Partito dei Verdi che propugna una politica ambientalista più o meno radicale ed il suo Segretario, Pecoraro Scanio che stringe la mano al petroliere Garrone. Si può vedere un DiPietro paladino dell’Italia dei Valori che firma in Consiglio dei Ministri un vergognoso indulto libera-tutti. Avevamo assistito precedentemente ad un partito: ForzaItalia, sedicente liberale, che in cinque anni di governo ha liberato soltanto gli interessi del proprio padrone, siano essi economici che giudiziari. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e probabilmente il bello lo dobbiamo ancora vedere.

Il movimento che noi sogniamo deve invece essere al di fuori da questo contesto. Non è necessario, in un primo tempo, la partecipazione ad elezioni locali o nazionali. Il Partito viene costituito ed agisce sul territorio con manifestazioni e centri di aggregazione politico-culturale. Per questo si può parlare più di Movimento che di Partito. La mia personale idea è quello di un Movimento per la Rinascita Nazionale. Importante ed accurata dovrà essere la scelta di simboli e vessilli. La Nazione in questi ultimi sessant’anni è stata violentata mentalmente, nella propria Memoria, da uno psicopatico antifascismo di regime tale per cui il solo presentarsi con simboli, nomi o vessilli conosciuti (seppure ad essi noi siamo affezionati ed abbiamo legato le nostre vite) può essere controproducente e fatale fin dall’inizio.

Non si tratta di “mascheramento” ma di giusta interpretazione raffigurativa di un movimento che vuol essere nuovo e di rottura nel suo agire nell’Italia di oggi. Un movimento che va oltre alla Destra e alla Sinistra, al marxismo e alla rivoluzione fascista, ma con al centro della sua dottrina la Stella Polare dell’Interesse Nazionale purtroppo perduto e non da oggi. Dove per Interesse Nazionale si intende quello degli Italiani, di nome e di fatto e costituenti la Nazione, non certo i semplici abitanti del territorio.

Un ultimo breve cenno alla politica estera. Noi viviamo oggi uno di quei momenti storici che probabilmente andrà ad assommarsi ai tanti punti cardinali che hanno costituito i crocevia della storia dell’umanità. Dopo lo scioglimento dell’impero sovietico, stiamo assistendo oggi al sorgere di nuovi soggetti geopolitici che direttamente o indirettamente, stanno scardinando l’ordine mondiale che regna da oltre sessant’anni ed era già stato messo in crisi dal succitato collasso dell’URSS.

Mi riferisco all’ascesa economico-militare della Cina e dell’India, nonché, cosa che a noi pare più interessante, ai movimenti neo-bolivaristi del Sud America ed alla nuova politica iraniana nel Medio Oriente. In Occidente, assistiamo invece ad una crisi dell’imperialismo anglo-americano sempre più impelagato nell’avventura iracheno-afgana. La tanto sospirata Europa stenta a decollare ed anzi, l’europarlamento assomiglia sempre più ad uno dei tanti parlamenti dei paesi che la costituiscono, cioè ad un parco buoi. Ancor peggio, in Europa non si intravede all’orizzonte nessuna figura di statista che possa in qualche modo prenderne le redini e condurla ad una politica finalmente indipendente e non solo dal punto di vista economico. I popoli europei, per mano di francesi ed olandesi, hanno sonoramente bocciato uno scandaloso progetto di pseudo costituzione. Le speranze di chi, soprattutto nella nostra Area, ha sempre sognato un’Europa finalmente unita e forte, pare debbano rimanere tali. In ogni caso, nessuno può predire il futuro che ci attende. Se però voliamo un poco con la fantasia, se si immagina un vistoso arretramento dell’imperialismo anglo-americano, si può prevedere (sperare?) una situazione del bacino Mediterraneo dove a Levante vi sia una sorta di  aggregazione di stati (che potremmo definire impero) su base religioso scita. Essi sono: Iran, Iraq (liberato dagli occupanti), Siria, Libano. Questa aggregazione si può immaginare che influenzi l’area asiatica centro-mediorientale in un conflitto perenne con Israele. Si può poi immaginare un’area dell’Europa “mercadora” fortemente assimilata dal punto di vista economico-finanziario ed incentrata sulla zona baltica-nordeuropea. A questo punto l’area Mediterranea si troverebbe in una situazione geopolitica similare a quella che vide il sorgere ed il successivo consolidarsi nei secoli dell’impero romano. Tornando con i piedi per terra, in realtà questo spazio geopolitico è gia ben più integrabile dal punto di vista geo-economico di quanto possa essere un’immaginaria Europa dall’Atlantico agli Urali. Si pensi solo alle enormi ricchezze energetiche del versante Sud (Africa Mediterranea) con le potenzialità industriali dell’Europa Meridionale (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia).

Certo, oggi ci divide la cultura e la religione ma possiamo chiederci “ad opera di chi e per quali interessi?”. Io non sono tra quelli che hanno condannato il Papa nella sua recente visita in Turchia ed anzi credo che gettare un ponte verso la sponda meridionale del Mediterraneo sia un’opera di lungimiranza politica.

Una politica estera diversa, meno “atlantica” e  che sappia guardare anche con occhi “storici” a quello che un tempo veniva definito “Mare Nostrum” è quindi auspicabile e si spera attuabile in un futuro non troppo lontano. 

Sicuri di un pronto riscontro a quanto proposto, cogliamo anche l’occasione per augurarvi buone festività natalizie.

 

Camerateschi Saluti,

Flavio e Giulio.