----- Original Message -----From: Franco MoriniSent: Thursday, December 14, 2006 1:22 AMSubject: Re: [fiamma] Re: Hai scriito...__._,_.___
Caro Nicola,hai scritto: " Il fascismo ha saputo moderare il capitale e controllarlo e se non ha voluto distruggere l'iniziativa privata lo ha fatto a ragion veduta"ecc.ecc... In effetti anche con il tuo esempio, siamo sempre di fronte ad un "socialismo di Stato" che tende comunque a regolare e correggere certe tendendeze del capitale le quali, quando non vengono ben controllate e incanalate in una strategia di più grande respiro da parte dello Stato, possono facilmente degenerare in fenomeni antisociali o addirittura autodistruttivi ( vedi l'esempio del treno senza guidatore e senza una precisa meta, più volte citatato da Massimo Fini ). In ogni caso, il tuo discorso può filare quando ci si limiti alla valutazione del c.d. fascismo-regime, ma non più per quanto riguarda il periodo successivo quello cioè riferibile alla RSI. Infatti con la socializzazione delle aziende - con la sola esclusione del lavoro artigiano e dei contadini in proprio - passiamo direttamente dallo stadio del socialismo, più o meno di Stato, a quello vero e proprio del "comunismo" ove i mezzi di produzione vengono ad essere gestiti direttamente, senza più la gestione o la mediazione dello Stato, dai produttori o proletari che dir si voglia. L'istituzione della socializzazione supera quindi i limiti dei vari "socialismi di Stato" più o meno tendenti al comunismo per entrare direttamente nella fase dell'autogestione produttiva dell'economia da parte dei vari "produttori" . Può piacere o meno, ma resta il fatto difficilmente contestabile che la socializzazione sia stata, almeno fino ad oggi,l'esperimento più ardito e avanzato in tutto il campo della.... sinistra ( sia italiana che mondiale).Camerateschi saluti,franco morini----- Original Message -----From: nicola cospitoTo: Franco MoriniSent: Monday, December 11, 2006 9:08 AMSubject: [fiamma] Re: Hai scriito...
Caro Franco,anche Lenin, dopo la rivoluzione russa dovette rinunciare ad un' integrale nazionalizzazione delle imprese e varare la Nuova Politica Economica. Credo che governare consista nella capacità di spingere gli uomini con le loro diverse posizioni nella medesima direzione e questo, al fascismo che riuniva nel fascio diverse tendenze, è riuscito al meglio. Del resto la perfezione non è di questo mondo e pur essendo, ad esempio, d'accordo con Platone sullo Stato ideale, so bene che resta un archetipo difficile da realizzare al 100 %. Farsi carico delle esigenze di tutti, moderando le spinte egoistiche è un'opera d'arte e credo che proprio in questo la nostra visione dello Stato si differenzi dalle altre. Il fascismo ha saputo moderrae il capitale e controllarlo e se non ha voluto distruggere l'iniziativa privata lo ha fatto a ragion veduta. Altrimenti, e lo chiedo anche ai socialisti nazionali, in che cosa ci differenziamo dal marxismo, dal suo materialismo storico, dalla sua economia come destino e come struttura portante della società ? Non dimentichiamo che noi siamo non socialisti, non capitalisti, non societari, ma nazionali, sociali e comunitaristi. Non abbiamo sostenuto sempre che il socialismo è figlio del capitalismo e che i due sono speculari ? E allora ?Ricambio i salutiNicola Cospito----- Original Message -----From: Franco MoriniTo: nicola cospitoSent: Sunday, December 10, 2006 11:45 PMSubject: Re: Hai scriito...Confermo che il Fascismo nasce dalla sintesi fra il pensiero di Marx e quello di Nietzsche con l'aggiunta di Pareto e un pizzico di Schopenhauer. Questa sintesi di Sorel è stata poi catalogata, e non da me, come "revisionismo di sinistra" del marxismo . Da questo revisionismo di sinistra è nato, specie in Italia e in Francia, quel sindacalismo-rivoluzionario che ha poi generato il Fascismo. Se Corridoni non fosse caduto in guerra, il movimento rivoluzionario dei reduci lo avrebbe senz'altro guidato Lui e di certo ne sarebbe nato un altro tipo di fascismo; sicuramente con venature meno reazionarie di quello poi passato alla storia. Ciò non toglie che Mussolini abbia sempre cercato di rimanere coerente con le sue origini di estrema sinistra. Basti ricordare, a questo proposito, la sua netta opposizione all'agrarizzazione dello squadrismo, opposizione che lo portò prima a imporre il patto di pacificazione Zaniboni-Acerbo e poi anche a minacciare le sue dimissioni dal movimento fascista. Se dovessi fare una critica a Mussolini, questa riguarderebbe essenzialmente il suo transito da puro rivoluzionario a statista cavourriano con tutti i relativi - e forse necessari - compromessi. Primo fra tutti l'accordo con la destra nazionalista (e poi venticinqueluglista) anche se mi rendo conto che tale alleanza gli servì per coprirsi le spalle nella sua azione antimassonica. Purtroppo il Fascismo fu, almeno inizialmente, una rivoluzione mancata, anche perchè placcata al suo primo accenno d'insurrezione. Di qui tutta la serie di compromessi con la dinastia, il papato, il capitalismo,gli alti gradi dell'esercito notoriamente sodali della massoneria internazionale ecc. Per assurdo, ma non tanto, si potrebbe affermare che il Fascismo ha potuto essere se stesso e compiere la sua rivoluzione proprio nel momento in cui è stato tradito, dalla dinastia, dal papato,dal capitalismo interno, dallo Stato maggiore dell'esercito ecc. In effetti se non ci fosse stato prima il 25 luglio e poi l'8 settembre il Fascismo sarebbe rimasto una rivoluzione incompiuta e oggi sarebbe già stato archiviato dalla storia. Le luci e le ombre del ventennio non mi toccano più di tanto nella consapevolezza che se avessi vissuto quell'epoca sarei stato molto probabilmente all'opposizione, anche perchè giudico che in quel periodo vi fosse in Italia un conformismo non molto differente, a parte lo scenario storico, dall'attuale.Saluti camerateschi,franco morini----- Original Message -----From: nicola cospitoSent: Sunday, December 10, 2006 9:50 PMSubject: Hai scriito...Hai scritto:In ogni caso il movimento fascista, insieme a quello nazionalsocialista tedesco deriva in linea diretta dal marxismo e, in particolare, dal revisionismo marxista di sinistra operato da Sorel in contrapposizione al revisionismo di destra, del marxismo stesso, ad opera di BernsteinCaro Morini,non credo che quanto anche abbia potuto pensare Mussolini negli ultimi giorni della RSI e della sua vita stessa possa costituire dottrina. Il momento era drammatico e le preoccupazioni tante. Credo che per comprendere bene il Fascismo, dobbiamo fare riferimento ai documenti ufficiali messi a punto nell'intero arco della sua azione politica. Vale a dire la Dottrina del Fascismo, la Carta del Lavoro, le leggi fascistissime, tutte le leggi sociali fino ad arrivare ai 18 punti di Verona. Ti ricordo il motto Tutto nello Stato, Nulla al di fuori dello Stato, Nulla contro lo Stato proprio del Fascismo all'apice della sua popolarità e che dunque esalta lo Stato, mentre il marxismo lo nega. Vedi il Manifesto di Gotha di K.Marx o leggi Stato e Rivoluzione di Lenin. Nel primo si parla di estinzione dello Stato, mentre nell'altro lo Stato è definito "una forza repressiva particolare" al servizio della borghesia contro il proletariato. Nulla a che fare dunque con il Fascismo. Del resto non dimentichiamo il fascismo come Weltanschauung , cioè come visione spirituale della vita e del mondo. E del resto vedi tu connessioni tra Fernando Mezzasoma e la mistica fascista da lui propagandata con il marxismo ateo e materialista ??Così pure il nazionalsocialsmo tedesco affonda le sue radici nel romanticismo politico di E. M. Arndt, di Friedrich Ludwig Jahn, di Fichte, nella loro visione del Volk come nazione, alla faccia di ogni internazionalismo apolide, caro agli illuministi prima e ai marxisti poi.Ti ricordo anche che la notte dei lunghi coltelli del 30 giugno 1934 intese fare piazza pulita di ogni deviazionismo marxista alla Niekisch e alla Strasser.Un cordiale cameratesco salutoNicola Cospito----- Original Message -----From: Franco MoriniSent: Saturday, December 09, 2006 10:21 PMSubject: Re: [fiamma] Re: Ai Camerati di Socialismo Nazionale
E' però anche vero che nell'aprile del 1945, Mussolini avrebbe voluto passare il potere della RSI direttamente nelle mani del Psi e ciò non avenne solamente per l'opposizione di Pertini e di Riccardo Lombardi i quali se avessero accettato il passaggio di consegne avrebbero inevitabilemnte rotto con il cln e gli "alleati" in generale. Ma l'offerta della RSI era diretta anche agli stessi comunisti i quali secondo Mussolini ne avrebbero dovuto apprezzare gli avanzati istituti sociali per cui, sempre Mussolini, nello scritto consegnato a Silvestri, chiarisce che l'esclusione dei comunisti era dovuta solamente al fatto che questi essendo strettamente legati all'Urss non avrebbero potuto accettare e ciò anche a seguito delle sfere d'influenza stabilite a Jalta. Mussolini comunque si augurava che un giorno, offuscata l'influenza di Mosca, anche i comunisti potessero aprirsi al socialismo nazionale della RSI. In ogni caso il movimento fascista, insieme a quello nazionalsocialista tedesco deriva in linea diretta dal marxismo e, in particolare, dal revisionismo marxista di sinistra operato da Sorel in contrapposizione al revisionismo di destra, del marxismo stesso, ad opera di Bernstein: Da Sorel sono quindi derivati i vari fascismi come da Bernstein i laburismi e la socialdemocrazia in generale. Vi è comunque da aggiungere che Sorel stesso riconduceva sia la rivoluzione leninista in Russia che l'insurrezione fascista in Italia alle sue personali teorie. D'altra parte anche in Germania l'influenza socialista (più che sociale) ha caratterizzato l'azione delle S.A. che, proprio perchè considerate fin troppo rivoluzionarie, vennero sacrificate per giungere ad un accordo con i più tradizionalisti circoli militari - come del resto accadde in Italia con l'accantonamento del fascismo intransigente (vedi per es. Farinacci).franco morini----- Original Message -----From: Mezzano AlessandroTo: nicola cospitoSent: Saturday, December 09, 2006 11:42 AMSubject: [fiamma] Re: Ai Camerati di Socialismo Nazionale
Al di là delle dottissime disquisizioni ( secondo me un po' bizantine) mi pare che si faccia confusione tra SOCIALISMO e SOCIALITA'.Il primo è un'ideologia ben definita e strutturata, con una sua storia, i suoi sacerdoti, i suoi riti ed i suoi "santi".La seconda ( specie quella della R.S.I.) è, come dice bene Rebecchi, il superamento delle formule e dei riti ( e soprattutto degli ERRORI) mantenendo viva quella tensione alla equità ed alla giustizia sociali che sono alla base della considerazione dell'Umanità come un insieme di persone e di anime e non come un "soggetto economico".Insomma l'eterno dilemma tra spirito e materia che ci porta a privilegiare i valori del primo rispetto alla seconda e che quindi ci porta le mille miglia lontano dalla concezione di "sinistra" della politica e della vita!Tutti diciamo di avere come maestro Benito Mussolini.Ed allora riflettete su di un FATTO: avrebbe potuto chiamare il suo Stato Repubblica Socialista Italiana ed invece la chiamò Repubblica Sociale Italiana..Vi sembra un caso?Vi sembra che in quello che fu il suo testamento politico e spirituale il Duce potesse fare tali scelte con leggerezza e senza ponderazione?Anche per tutto ciò la socialità ci appartiene, il socialismo NO..!!Alessandro Mezzano----- Original Message -----From: nicola cospitoSent: Friday, December 08, 2006 2:25 PMSubject: Fw: Ai Camerati di Socialismo Nazionale----- Original Message -----From: paolo signorelliTo: Maurizio ; Saverio Ingraffia ; Ernesto Ferrante ; augusto venditti ; 2211981@virgilio.it ; Nicola Cospito ; Direttore Ugo Gaudenzi ; Rebecchi AdrianoSent: Friday, December 08, 2006 3:51 PMSubject: Re: Ai Camerati di Socialismo NazionaleQuasi in simultanea ho ricevuto il nuovo numero di "Progetto Sociale" e la lettera con cui Maurizio Canosci risponde alla "lettera aperta ai camerati di Socialismo Nazionale" di Adriano Rebecchi.Rischiamo la schizofrenia: "Progetto Sociale" ospita un articolo di Rebecchi (MNP), una nota di Stelvio Dal Piaz (SN) e - tra l'altro - un servizio su una manifestazione tenuta dai militanti antagonisti tedeschi contro la Merkel dove spicca uno striscione che recira letteralmente "Nur das Kapital ist international! Wahrer Sozialismus ist national!"Parole che rappresentano la sintesi.E invece s'innesca tra Rebecchi e Canosci una sorta di diatriba nominalistica che in nessun caso può costituire un elemento di chiarezza per quanti si battono - o dichiarano di battersi - sulla stessa trincea. Cosa c'entra la difesa di una sinistra che storicamente e concettualmente è estranea ai nostri percorsi? Così come lo è la destra nelle sue diverse significazioni, sino all'equivoco ultimo della destra radicale ( quella per intenderci dei giullari). I termini dello scontro sono dinanzi a noi netti, nitidi, inconfutabili. E non si può nello stesso scritto - caro Adriano - sostenere che il "Socialismo" è e rimane una dottrina di sinistra e che però il Fascismo aveva assimilato i valori e gli ideali del "Socialismo". Wahrer Sozialismus ist national! Oltre la destra e la sinistra per noi non è uno slogan. Senza ricorrere alle esperienze del Fascismo storicamente inteso restiamo al nostro tempo ed alle esperienze che lo hanno caratterizzato dal dopo guerra ad oggi. Ordine Nuovo, Lotta di Popolo, Lotta Popolare, Costruiamo l'Azione e - in una certa misura - Terza Posizione. E non ci ricorda nulla "La disintegrazione del sistema"?.Coordinate nelle quali di certo non è collocabile il MSI... Ma questo è un altro discorso.Durante le Feriae Augusti mi permisi di far circolare un documento (Anno Zero: Punti fermi) nel quale indicavo le vie da percorrere e le mete da raggiungere. Sicuramente ad avviso mio e dei militanti romani di Socialismo Nazionale. Fornivo indicazioni circa quella da me definita "strategia capovolta". Laboratorio-progetto-movimento. E dichiaravo che noi - insieme, serrando i ranghi - "abbiamo il compito di farci 'lievito' per ricreare un senso nuovo della politica, superando la raffigurazione di parte in direzione di un obbiettivo comunicabile, chiaro, comprensibile: la costruzione del Movimento di Liberazione Nazionale".Non ritengo di dover aggiungere altro se non un invito ad evitare - con l'insistenza di inutili polemiche - andamenti schizofrenici.In alto i cuori!Paolo Signorelli----- Original Message -----From: MaurizioTo: Saverio Ingraffia ; Ernesto Ferrante ; paolo_signorelli2@virgilio.it ; augustovenditti2002@yahoo.it ; 2211981@virgilio.it ; Nicola Cospito ; Direttore Ugo Gaudenzi ; Rebecchi AdrianoSent: Friday, December 08, 2006 10:32 AMSubject: Re: Ai Camerati di Socialismo NazionaleRiceviamo questo cortese appello ed andiamo doverosamente a rispondere fermo restando che é d'obbligo ricordare all'interlocutore e a chi ci legge che - al momento - le realtà di Socialismo Nazionale sono tra di loro collegate ma non dipendenti in un unico organismo come sembra essere il Movimento Nazional Popolare e dunque ognuna della Comunità é libera di meglio interagire sul territorio con ampia discrezione in termini di azione politica (politica e non elettorale, si noti bene); non é un caso che si é aperto un "laboratorio" in cui tra le diverse voci ci sono anche quelle di autorevoli esponenti "socialisti nazionali". Per quanto ci riguarda non poniamo limiti nemmeno noi a collaborare con chiunque intenda porre in essere una reale alternativa al sistema plutocratico - termine che secondo il nostro punto di vista già discrimina ogni vicinanza con "questo" centro sinistra e "questo" centro destra presenti oggi in Italia - ma dissentiamo fortemente sul significato negativo che si vuol dare al termine sinistra senza appello. Lo stesso vale per il termine Socialista; noi siamo qui per rivendicare che la sinistra, il Socialismo non sono affatto termini superati o negativi ma essi vanno ricollocati nella loro giusta dimensione mistica e rivoluzionaria, propria del Fascismo nel suo insieme che rivendichiamo interamente (dall'interventismo sino alla fine del secondo conflitto mondiale) assumendone la validità generale senza distinzioni tra "cose buone" e "cose cattive". Siamo altresì convinti che per costruire una reale forza alternativa capace di porre al centro dello scontro politico la necessità di una liberazione nazionale rispetto all'occupazione atlanto-sionista non si possono porre paletti "geografici" di concezione parlamentaristica ma occorre uno sforzo di tutti i compagni di lotta e di tutti i camerati di trincea per ritrovarsi uniti in un progetto politico che ritorni a coniugare l'individuo con la comunità e identifichi la comunità con la Nazione ed il suo principio di Stato Etico. Nomi, sigle e quant'altro non sono oggi importanti ordini del giorno; più importante é comprendere chi accetta di lottare senza pre-giudizi superando schemi obsoleti per contrastare il disegno egemonico dell'usura apolide e riprenderci la libertà di italiani, di europei.
Saluti socialisti nazionali - Maurizio Canosci
----- Original Message -----From: Rebecchi AdrianoTo: Maurizio Canosci ; Fiamma Yahoogroups ; Saccomando Calogero ; Quotidiano Rinascita ; Movimento Nazionalsociale Lazio ; Movimento Nazionalpopolare ; Merimar ; Laboratorio Politico ; Ciao EuropaSent: Thursday, December 07, 2006 10:07 PMSubject: Ai Camerati di Socialismo NazionaleLettera aperta ai Camerati di Socialismo NazionaleFin dall'inizio abbiamo seguito con interesse gli interventi e le prese di posizione dei Camerati di Socialismo Nazionale, Camerati che ben conosciamo per avere lottato assieme contro gli affossatori dell'esperienza del M.S.-F.T. : il vecchio Rauti prima e il giovane Romagnoli dopo.Abbiamo apprezzato anche le loro chiare e nette prese di posizione, simili alle nostre, per "l'astensione" nelle ultime elezioni politiche, per il "No" nel referendum costituzionale e, recentemente, per la dura condanna di quegli ex-camerati della destra estrema o radicale che erano sotto il palco di Piazza S.Giovanni a Roma ad applaudire Berlusconi e Fini, in un tripudio di bandiere tra le quali spiccavano quelle della fiamma tricolore e quelle con la stella di Davide degli aspiranti padroni del mondo.Abbiamo però la sensazione che la strada "socialista" intrapresa dai Camerati di Socialismo Nazionale sia una strada senza uscita.Il Socialismo, comunque lo si intenda e lo si qualifichi, è e rimane una realtà di sinistra.Certo, la politica italiana negli '90 ha, tra gli altri effetti perversi, partorito anche una sorta di socialismo destrorso, meglio, berlusconiano, in parte come ripicca per la mancata difesa di Craxi da parte della sinistra e in parte quale riciclaggio di affaristi e faccendieri in fuga da Tangentopoli.Ma, a parte queste ultime patetiche figure di socialisti-berlusconiani, il Socialismo è e rimane una dottrina di sinistra e si colloca a sinistra, in Italia, in Europa e nel mondo.Allora, dove intendono collocarsi i Camerati di Socialismo Nazionale?A sinistra? Non crediamo!Le nostre comuni radici affondano in quell'Idea che è stata ed è il superamento del Socialismo, della sua inadeguatezza, dei suoi errori e, visto che le idee camminano con le gambe degli uomini, degli stessi socialisti e, quelli contro i quali lanciava le sue dure invettive Mussolini, erano socialisti di ben altro stampo e spessore rispetto ai trasformisti alla "Fregoli" di oggi.Siamo d'accordo anche noi che non vogliamo e non dobbiamo ricostituire il vecchio MSI e che non vogliamo e non dobbiamo rifare un partito di destra, più o meno estrema, borghese, reazionario, liberista, filo-Usa, filo-Israeliano e succube delle forze liberal-mondialiste.Siamo d'accordo anche che la nostra volontà di andare oltre la destra e la sinistra non deve restare un semplice slogan, ma una precisa scelta morale, politica, sociale, che comprenda anche i valori e gli ideali del "Socialismo" così come il Fascismo li aveva assimilati e, nel periodo della Rsi, attualizzati.Ma, stabilito che abbiamo salde radici, adesso dobbiamo guardare avanti, dobbiamo andare avanti e non tornare o fermarsi al Socialismo.Quando Fini dice che in Italia non c'è spazio per un terzo o quarto polo dà solo voce alle sue paure, paure che il bipolarismo vada in crisi e che la greppia finisca.In realtà si stanno creando spazi politici per un terzo, un quarto o quinto polo o, per quanto ci riguarda, per la costruzione di un forte Movimento nazionale e popolare come quelli che si sono affermati in Germania, Francia, Belgio, Olanda, Austria.Lanciamo quindi un appello ai Camerati di Socialismo Nazionale:costruiamo assieme questo nuovo Movimento, che dovrà essere un movimento di liberazione dalle due coalizioni che si spartiscono il potere in Italia, di liberazione dalle gabbie dei poteri forti, di liberazione dalle lobby mondialiste e finanziarie che vogliono rinchiuderci in un unico villaggio globale di consumatori senza identità, tradizioni, dignità, libertà.Chi se non noi!Adriano RebecchiSegretario Provinciale del MNP del Verbano-Cusio-OssolaEditore e Direttore de "La Vedetta"
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domenica 17 dicembre 2006
Ancora sulla socializzazione
Caro Franco.
per comprendere appieno la socializzazione, non si può prescindere dalla Carta del Lavoro del 1927 che, già, ne conteneva le premesse. Come ho scritto in Salò-Berlino, l'alleanza difficile (Mursia 1992), "...basta dare un'occhiata alla dichiarazione VII della Carta del Lavoro, che in maniera molto esplicita sottometteva l'organizzazione privata della produzione all'interesse nazionale e all'autorità dello Stato...". Di qui il filo che collega i due provvedimenti e conferisce anche al fascismo prerepubblicano il suo avanzato carattere sociale. Il Consiglio dei ministri della RSI il 13 febbraio 1943 approvò la Premessa fondamentale per la creazione della nuova struttura dell'economia italiana che cominciava con queste parole: "Vista la Carta del Lavoro...". Da quel giorno tutte le società per azioni con un capitale superiore ad un milione di lire o con più di 100 impiegati, dovevano essere socializzate. La volontà era quella di seguire una direzione di marcia orientata a battere il marxismo a sinistra e a decretare il superamento del capitalismo. Del resto l'articolo 10 dei 18 punti di Verona recita "La proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato. Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini attraverso lo sfruttamento del loro lavoro". Mi pare dunque chiaro che lo Stato sociale e rivoluzionario del fascismo, pur controllando le imprese maggiori e quelle di massimo interesse pubblico, e su questo ovviamente non solo sono d'accordo ma è proprio ciò che credo assolutamente indispensabile soprattutto oggi, si distingue sia dalla logica capitalista dei privati che da quella del marxismo che lo stesso Lenin, ripeto, dovette modificare con la nuova politica economica dei primi anni venti in Russia.
Circa poi la gestione e la mediazione dello Stato che secondo te nel fascismo repubblicano non esisterebbe, ti devo ricordare:
a) la creazione di un Istituto di Gestione e Finanziamento con il compito di amministrare il capitale delle aziende e di regolamentare l'attività produttiva delle imprese
stesse
b) Il capo dell'azienda, pur eletto nel consiglio di gestione, era responsabile di fronte allo Stato dell' entità della produzione e della sua qualità, come pure della disciplina
aziendale
c) gli utili delle imprese non avrebbero dovuto oltrepassare i limiti fissati annualmente dalle autorità e le eccedenze avrebbero dovuto essere ripartite tra i lavoratori e lo
Stato che, tramite l'Istituto di Gestione e Finanziamento, le avrebbe destinate alla realizzazione di programmi a carattere sociale.
Ti ringrazio di aver creato l'occasione per approfondire questa tematica delicata e importantissima e spero che chi ci legge ne tragga il dovuto beneficio.
Un cordiale cameratesco saluto
Nicola Cospito
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