giovedì 25 maggio 2006

25aprile 1945: l'ora di Caino

 I "partigiani" costruirono, nelle " giornate radiose", un capolavoro di ignominia.Essi aggredirono i soldati della RSI che avevano deposto le armi e li massacrarono in massa o li assassinarono isolati, spesso catturandoli nelle loro case ove erano tornati dopo la guerra, presenti i genitori, le mogli, i figli.

La fine della guerra doveva accendere nel cuore dei vincitori e vinti la volontà di ricostruire l'Italia duramente provata, ma i vinti furono condannati a una persecuzione morale e materiale che non è ancora finita, e i cosiddetti vincitori instaurarono un regime di intrallazzi, di ricatti, di proscrizioni conducendo il Paese sull'orlo del caos.

Chi ha militato nelle file della Repubblica Sociale italiana non può accostarsi a questa data senza un fremito di commozione.Quel giorno tutto finiva! L'otto settembre era stato il giorno del tradimento, l'ora di Giuda. Ma dall'otto settembre, dalle nebbie stesse di quell'insulto consumato contro un popolo intero da una cricca di doppiogiochisti, la migliore Italia era riemersa, una splendida giovinezza aveva ripreso coscienza di sè ed era ritornata al combattimento contro l'esercito alleato invasore che proveniva dal Sud.

Attorno alle insegne della RSI - milioni di soldati, di operai, di studenti, di intellettuali avevano stretto un patto di sacrificio perchè il disonore della resa senza condizioni fosse lavato. Ma il 25 aprile cadeva  l'ultima speranza di salvare la Patria dalla totale invasione delle armate alleate, e si profilava netta l'ipoteca comunista sul destino della nazione.

Così fu, infatti, e immediatamente la penisola si trasformò in una testa di ponte del comunismo. Caduta la RSI, l'Italia settentrionale divenne immediatamente teatro di applicazione del metodo rivoluzionario marxista della eliminazione fisica dell'avversario. Le prigioni si riempirono di "presunti fascisti", di uomini, cioè, che avevano combattuto per salvare l'onore e per costituire con la loro presenza un diaframma protettivo a favore degli italiani e contro gli ordini drastici che l'otto settembre aveva provocato da Berlino, cioè dall'alleato pugnalato alla schiena.

I Martiri della RSI hanno offerto la vita volontariamente, schierandosi con la parte perdente, soltanto perchè senza il loro sacrificio il Paese avrebbe dovuto subire i rigori di una durissima occupazione militare.

Nel corso di processi canaglieschi inscenati da resistenti "vincitori" contro uomini che avevano avuto cariche della massima responsabilità al Nord, una cosa è emersa chiarissima: Graziani,Borghese,Rolandi Ricci,Basile, Anfuso non si illudevano certo della vittoria dell'Asse, ma avevano offerto il loro prestigio, il loro nome per la salvaguardia degli interessi degli italiani, per il riscatto dell'onore.

Per l'Italia della "resistenza" e per quella settembrina e maltese della resa e del diktat, il disprezzo degli "alleati" ha coniato un termine che è entrato nel vocabolario della lingua inglese " to badogliate ", che vuol dire " tradire così ", cioè come ha fatto Badoglio.

Tutta una letteratura di lingua inglese sta invece a dimostrare il rispetto profondo che gli "alleati" hanno avuto al tempo del conflitto, e hanno adesso, per coloro che combatterono sotto le insegne della RSI. Quando il Comandante Valerio Borghese era in prigione nelle baracche di Cinecittà, in attesa che l'Italia della "resistenza" preparasse il procedimento contro di lui, il Maresciallo Alexander volle un giorno fargli visita e si recò personalmente nella baracca del violatore di Alessandria per incontrarlo, tra lo stupore e l'incredulità del comandante della galera di Cinecittà, che non poteva credere ai suoi occhi, cioè che il famoso condottiero inglese si scomodasse tanto per salutare il "fascista" Borghese.

Lo stesso Alexander fu invece sprezzante con i partigiani quando ordinò loro di consegnare le armi con le quali dicevano di aver preparato la "vittoria" degli "alleati". Ebbe allora, l'Alexander, espressioni che evidentemente palesavano l'opinione che gli alleati si erano fatti della resistenza.

Una presenza, quindi, quella degli uomini della RSI, del più puro, leale, disinteressato patriottismo, una presenza che contrastava con la logica del meschino tornaconto, poichè era evidente che la guerra era perduta, e che solo i valori morali e spirituali erano ormai la mercede che poteva spettare a chi aveva scelto le disperate trincee del Fascismo repubblicano.

E così fu, infatti. Migliaia, centinaia di migliaia di martiri bagnarono il suolo della Patria, massacrati dai partigiani.Un martirologio di immani proporzioni, un sacrificio terrificante sul quale ha infierito l'ignobile calunnia del regime della resistenza.

Non solo i martiri hanno pagato il prezzo del loro amore per l'Italia e per l'onore, ma sono stati poi diffamati, calunniati nella memoria, vilipesi nel ricordo da un branco di sciacalli - comunisti, socialisti, radicali, democristi, azionisti, liberali, ecc.ecc. buttatisi con sadica voluttà sul vinto. Mai l'Italia vide spettacolo più immondo, mai una fazione ha espresso tanto odio.

Da quei giorni vergognosi due Italia sono nate.Una è quella dell' otto settembre e del 25 aprile, che ancora ammorba con i suoi scandali, la corruzione, la prevaricazione, il ricatto, la speculazione, imbastita sulla politica, il malcostume, l'ipocrisia. L'altra è quella di chi ancor oggi è orgoglioso di aver rappresentato, nell'arco magico della millenaria storia italiana, la stagione più fertile di fervide opere, di grandi speranze, di nobile e silenziosa dedizione.

 

Umberto Scaroni

combattente della RSI

 

brano tratto da "Nuovo Fronte"  anno 36° n° 254 aprile 2006

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