lunedì 8 gennaio 2007

Documento camerati di Cuneo

 


 


Con l'autorizzazione dei camerati di Cuneo, rendiamo pubblico il documento politico da loro redatto, da cui traspare la volontà di guardare oltre la presente crisi dell'area e di costruire il Movimento di tutti i militanti che non hanno rinunciato nè alle proprie radici nè al gusto della buona battaglia. In un momento in cui i disegni personali, le meschinità, le abiure, le strumentalizzazioni della nostra storia e dei suoi protagonisti, iil progressivo allontanamento dallo "stile legionario" e da un sincero cameratismo di molti, di troppi, sembrano annullare gli sforzi di chi ama la chiarezza, la lealtà, la nobiltà della nostra militia, questo documento deve indurre alla riflessione e al compimento di atti concreti.

 

ACTA  NON AGENDA !

 

Nicola Cospito

 

 

 

 

Cuneo, 15 Dicembre 2006.

 

E’ da circa un anno che io, Flavio Rota e Giulio Peiretti seguiamo l’evoluzione politica del Movimento Nazional Popolare.

Le vicende che ci hanno avvicinato al M.N.P. sono (credo) abbastanza comuni a quelle dei sempre più  numerosi simpatizzanti del Movimento.

Per me, poco più che quarantenne, la disgregazione del fu Movimento Sociale Italiano, unico Partito dell’Europa Occidentale capace di aggregare milioni di elettori nel solco dell’ideale fascista rivoluzionario e soprattutto dell’esperienza della Repubblica Sociale, è stata più che una delusione un tradimento. Un tradimento incarnato purtroppo da coloro che, con alterne vicende, erano stati tra i più vicini collaboratori del Segretario Almirante, e cioè Fini e Rauti. La prospettiva di un nuovo movimento che riprendesse l’esperienza del M.S.I. pur configurandosi come elemento nuovo e di rottura (più che col passato con lo squallido presente), è stato il motivo del mio avvicinamento.

Per chi come Giulio, più giovane, si è più di recente avvicinato all’Ideale, deluso dal triste spettacolo di una società e partiti politici che promettono tutto e mantengono niente, il sorgere di un Movimento fuori dagli schemi e dagli intrighi di Palazzo è stato sicuramente l’elemento scatenante del suo interesse.

Da qualche mese sono stati istituiti a livello regionale dei gruppi propositivi per quanto riguarda sia l’orientamento politico che la strategia del nuovo Movimento.

In questo recente periodo si è anche assistito a dibattiti vertenti sulla possibile aggregazione di altri movimenti d’Area nonché a dettagli non meno importanti quali il nome da attribuire al nuovo soggetto politico.

Anche noi, nel nostro piccolo, desideriamo dare il nostro contributo, cominciando però con l’illustrare la ben poco incoraggiante realtà in cui viviamo ed operiamo. La Provincia di Cuneo non é né piccola né spopolata ed essendo pure tra le realtà industriali più rilevanti del Nord Italia, presenta una realtà sociale molto variegata e composita. Questi elementi dovrebbero interessare chi sta sviluppando un movimento politico ambizioso e di rottura nel panorama politico nazionale, eppure, in circa un anno di frequenti contatti tra di noi, né io né Giulio abbiamo avuto modo di collegarci con altri gruppi o elementi della cosiddetta “Area”, sebbene i delusi, da A.N. al M.S.F.T. aumentino di giorno in giorno. Certo, la realtà (soprattutto storica) qui è quello che è, ma fa certo rabbia vedere che falsi ed improbabili movimenti come la Lega, senza alcuna radice storico-ideale, si siano potuti insediare e radicare sul territorio (pure nelle fabbriche) in maniera così rilevante. Lamentiamo soprattutto la mancanza di un Centro culturale-politico che, sull’esempio di quanto brillantemente fa il gruppo Excalibur nel Novarese, sappia aggregare interessi su svariati temi politico sociali: dall’Ambiente, all’Immigrazione alla precarietà del lavoro. Tutti temi di grande attualità anche nella apparentemente “tranquilla” provincia cuneese.

Sollecitiamo dunque la costituente Direzione Regionale a supportarci per quanto riguarda riferimenti e contatti anche nella nostra Provincia.

Passiamo ora a discutere su alcuni dei punti principali su cui si sta trattando a livello nazionale intorno al nascente nuovo soggetto politico, premettendo che, seppure sia da ritenere giusto raccogliere le idee dei militanti, il movimento a cui aspiriamo deve avere una selezionata leadership autorevole e decisionista, in quanto riteniamo che la democratizzazione di un partito porti inevitabilmente alla corruzione dell’Ideale, della linea politica e inevitabilmente dei rappresentanti del partito stesso. La diffidenza nei confronti dell’istituto democratico deve, a nostro avviso, restare un cardine del movimento, in quanto riteniamo semplicemente tempo perso il cercare consensi e successi nell’ambito dell’attuale quadro politico nazionale dove si assiste al fenomeno per cui, ad uno “scivolamento” di sempre più vaste aree sociali verso le estreme, evidentemente deluse dall’attuale realtà, si assiste all’inseguimento dei più piccoli partiti cosiddetti “di nicchia” per raccoglierne il consenso, dopodiché, una volta arrivati al potere, o meglio, al “Palazzo”, i suddetti soggetti politici si squagliano come neve al sole assimilandosi ai grandi partiti nazionali, oggi raggruppati in “poli”, uguali e contrari, comuni nel succedersi in miserabili governi del Paese che nel frattempo degrada sempre più nella sua ormai cronica crisi socio-economica.  Il fenomeno (comune a destra quanto a sinistra) non dovrebbe meravigliare più di tanto e men che meno noi che da anni analizziamo e studiamo genesi e composizione dei governi fantoccio occidentali pilotati dalle massonerie e dal sionismo internazionale e assoggettati all’impero Anglo-Americano. Si assiste così a tristi nonché ridicoli spettacoli come quelli di un Fini con lo zuccotto ebraico o di un umiliante Romagnoli sbeffeggiato in Tivù. Il panorama nazionale è quello che è (purtroppo) ed anche dal punto di vista umano lo spettacolo è desolante ma questo deve semmai esserci da sprono per le nostre attività politiche. Non dobbiamo cercare spazi mediatici od improbabili “visibilità” esterne ma il nostro lavoro deve essere al di fuori del cosiddetto “mercato della politica”. Oggigiorno i “contenitori” della politica (così si amano autodefinire gli attuali partiti politici) cercano i consensi inseguendo lobbies, circoli finanziari ed altro dimenticando il rapporto diretto col popolo. In questo modo il riferimento politico-ideale diventa un paravento. Si può così assistere ad un Partito dei Verdi che propugna una politica ambientalista più o meno radicale ed il suo Segretario, Pecoraro Scanio che stringe la mano al petroliere Garrone. Si può vedere un DiPietro paladino dell’Italia dei Valori che firma in Consiglio dei Ministri un vergognoso indulto libera-tutti. Avevamo assistito precedentemente ad un partito: ForzaItalia, sedicente liberale, che in cinque anni di governo ha liberato soltanto gli interessi del proprio padrone, siano essi economici che giudiziari. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e probabilmente il bello lo dobbiamo ancora vedere.

Il movimento che noi sogniamo deve invece essere al di fuori da questo contesto. Non è necessario, in un primo tempo, la partecipazione ad elezioni locali o nazionali. Il Partito viene costituito ed agisce sul territorio con manifestazioni e centri di aggregazione politico-culturale. Per questo si può parlare più di Movimento che di Partito. La mia personale idea è quello di un Movimento per la Rinascita Nazionale. Importante ed accurata dovrà essere la scelta di simboli e vessilli. La Nazione in questi ultimi sessant’anni è stata violentata mentalmente, nella propria Memoria, da uno psicopatico antifascismo di regime tale per cui il solo presentarsi con simboli, nomi o vessilli conosciuti (seppure ad essi noi siamo affezionati ed abbiamo legato le nostre vite) può essere controproducente e fatale fin dall’inizio.

Non si tratta di “mascheramento” ma di giusta interpretazione raffigurativa di un movimento che vuol essere nuovo e di rottura nel suo agire nell’Italia di oggi. Un movimento che va oltre alla Destra e alla Sinistra, al marxismo e alla rivoluzione fascista, ma con al centro della sua dottrina la Stella Polare dell’Interesse Nazionale purtroppo perduto e non da oggi. Dove per Interesse Nazionale si intende quello degli Italiani, di nome e di fatto e costituenti la Nazione, non certo i semplici abitanti del territorio.

Un ultimo breve cenno alla politica estera. Noi viviamo oggi uno di quei momenti storici che probabilmente andrà ad assommarsi ai tanti punti cardinali che hanno costituito i crocevia della storia dell’umanità. Dopo lo scioglimento dell’impero sovietico, stiamo assistendo oggi al sorgere di nuovi soggetti geopolitici che direttamente o indirettamente, stanno scardinando l’ordine mondiale che regna da oltre sessant’anni ed era già stato messo in crisi dal succitato collasso dell’URSS.

Mi riferisco all’ascesa economico-militare della Cina e dell’India, nonché, cosa che a noi pare più interessante, ai movimenti neo-bolivaristi del Sud America ed alla nuova politica iraniana nel Medio Oriente. In Occidente, assistiamo invece ad una crisi dell’imperialismo anglo-americano sempre più impelagato nell’avventura iracheno-afgana. La tanto sospirata Europa stenta a decollare ed anzi, l’europarlamento assomiglia sempre più ad uno dei tanti parlamenti dei paesi che la costituiscono, cioè ad un parco buoi. Ancor peggio, in Europa non si intravede all’orizzonte nessuna figura di statista che possa in qualche modo prenderne le redini e condurla ad una politica finalmente indipendente e non solo dal punto di vista economico. I popoli europei, per mano di francesi ed olandesi, hanno sonoramente bocciato uno scandaloso progetto di pseudo costituzione. Le speranze di chi, soprattutto nella nostra Area, ha sempre sognato un’Europa finalmente unita e forte, pare debbano rimanere tali. In ogni caso, nessuno può predire il futuro che ci attende. Se però voliamo un poco con la fantasia, se si immagina un vistoso arretramento dell’imperialismo anglo-americano, si può prevedere (sperare?) una situazione del bacino Mediterraneo dove a Levante vi sia una sorta di  aggregazione di stati (che potremmo definire impero) su base religioso scita. Essi sono: Iran, Iraq (liberato dagli occupanti), Siria, Libano. Questa aggregazione si può immaginare che influenzi l’area asiatica centro-mediorientale in un conflitto perenne con Israele. Si può poi immaginare un’area dell’Europa “mercadora” fortemente assimilata dal punto di vista economico-finanziario ed incentrata sulla zona baltica-nordeuropea. A questo punto l’area Mediterranea si troverebbe in una situazione geopolitica similare a quella che vide il sorgere ed il successivo consolidarsi nei secoli dell’impero romano. Tornando con i piedi per terra, in realtà questo spazio geopolitico è gia ben più integrabile dal punto di vista geo-economico di quanto possa essere un’immaginaria Europa dall’Atlantico agli Urali. Si pensi solo alle enormi ricchezze energetiche del versante Sud (Africa Mediterranea) con le potenzialità industriali dell’Europa Meridionale (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia).

Certo, oggi ci divide la cultura e la religione ma possiamo chiederci “ad opera di chi e per quali interessi?”. Io non sono tra quelli che hanno condannato il Papa nella sua recente visita in Turchia ed anzi credo che gettare un ponte verso la sponda meridionale del Mediterraneo sia un’opera di lungimiranza politica.

Una politica estera diversa, meno “atlantica” e  che sappia guardare anche con occhi “storici” a quello che un tempo veniva definito “Mare Nostrum” è quindi auspicabile e si spera attuabile in un futuro non troppo lontano. 

Sicuri di un pronto riscontro a quanto proposto, cogliamo anche l’occasione per augurarvi buone festività natalizie.

 

Camerateschi Saluti,

Flavio e Giulio.

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