lunedì 8 giugno 2009

Uscire dal ghetto




Uscire dal ghetto

 

di Nicola Cospito*

 

 

 

    I risultati elettorali parlano chiaro e registrano una situazione piuttosto prevedibile. Da un lato la forte crescita dell'astensionismo che dimostra come gli italiani, ma anche in generale gli europei, non credano poi tanto nell'Europa di Strasburgo e di Bruxelles, l'Europa delle caste, banchieri o burocrati che siano, e sempre meno nella democrazia liberaldemocratica che trucca leggi e regolamenti allo scopo di ingessare e perpetuare una classe politica costituita, quando non da servi delle lobbies che imperversano a destra e a manca, da parvenus e di incapaci. Dall'altro la stasi immobilista delle formazioni dell'area antagonista che non hanno saputo convincere non solo l'opinione pubblica comunque nauseata dai politicanti, ma anche migliaia e migliaia di camerati rimasti a casa perchè delusi da una frammentazione senza senso e incapacitante che più non si può.

   La Destra, già limitata nella sua stessa definizione, non è riuscita ad intercettare i voti (in libertà ?) dei delusi di AN, e ha preferito imbrancarsi con il movimento per le autonomie di Lombardo, con i pensionati di Fatuzzo e addirittura con i transfughi UDC di Francesco Pionati. Manovra questa che, più che sommare voti, ha finito per sommare i non voti di chi ha temuto di avvantaggiare formazioni finora prone al berlusconismo e comunque appartenenti al mondo avversario e, inversamente, quelli di chi non ha ben visto l'alleanza delle tre formazioni centriste con l'estrema destra di Storace e Buontempo.

   La Fiamma Tricolore non è riuscita a qualificarsi come erede dell'elettorato missino o postmissino e ha rifiutato sin dall'inizio ogni proposta di alleanza tanto con La Destra, quanto con Forza Nuova, meritandosi così uno scarso 0,8 che la priva dell'unico deputato europeo. Affidare le proprie sorti nel nord-ovest a patrioti israeliani come l'ex AN Roberto Salerno non  l'ha di certo favorita e la condanna ad una sostanziale emarginazione non solo nel quadro politico generale, ma anche nella stessa area di appartenenza.  La Fiamma  paga infine  la politica dei compromessi con il PdL, finora perseguita, scelta che le ha impedito di  presentarsi come forza di opposizione credibile.

   Forza Nuova, cui va dato atto di una maggiore coerenza nella scelta di non fare accordi di alcun genere con il PdL, resta penalizzata dalla mancanza di disponibilità della Fiamma cui pure a Verona alcune settimane fa aveva offerto un'alleanza organica. Il Movimento di Fiore acquista comunque credibiltà nell'area proprio per aver tenuto dritto il timone di un'opposizione chiara e netta  al berlusconismo.

 In ogni caso i risultati dei partiti liberali di centro-destra e di centro-sinistra con le loro battute d'arresto, attestano come l'opinione pubblica italiana cominci ad essere stanca della politica fallimentare sia del cavaliere di Arcore e dei suoi ministri da operetta (vedi Gelmini, Brunetta, Scajola, Alfano), sia di un PD che, al di là delle solite battute da "quattro amici al bar", non sa cosa sia una politica di vera opposizione. Il raddoppio dei voti di Di Pietro attesta come molti italiani ne abbiano le tasche piene di politica spettacolo, scandali più o meno privati, veline, clown, cortigiane, leggi ad hoc, ecc. e vedano nell'ex PM l'alfiere di una moralizzazione della vita pubblica. Che Di Pietro rappresenti la protesta è un fatto, che non abbia una proposta politica organica è un altro fatto di cui gli italiani non si sono ancora accorti. Il tempo però è galantuomo. La Lega di Bossi, nel guazzabuglio generale, raccoglie voti al nord ed ora qualcuno anche al centro, di un elettorato piuttosto rozzo che non  ha compreso appieno i danni che il progetto federalista potrà arrecare ad un italia in cui l'italianità scompare di giorno in giorno.

 

In questa situazione una riflessione urgente si impone alla forze antagoniste, soprattutto nelle componenti miltanti, una riflessione che pone innanzi tutto un interrogativo. Come mai in tutta Europa, dall'Olanda, alla Bulgaria, dalla Finlandia all'Ungheria e persino in Inghilterra, crescono le forze antisistema e in Italia, patria del Fascismo, invece restano al palo ?  Una situazione ancora più strana, visto che lo spazio politico da occupare esiste ed è anche vasto. Dopo le politiche sbagliate degli anni passati, politiche seguite alla diaspora rautiana, dopo le divisioni che hanno travagliato un'area che si è autoghettizzata prestandosi ad interessi non suoi, è arrivato il momento di voltare pagina o addirittura di scrivere un nuovo libro. Dobbiamo iniziare una fase nuova. Noi del MNP abbiamo scelto in questa occasione elettorale la via del non voto perchè intuivamo che, le cose, stante la frammentazione in atto,  sarebbero andate come sono andate. Sappiamo anche però che questa via non  è  percorribile per sempre in quanto, se pure autogratificante, sul piano politico ci condanna a restare ininfluenti. Dobbiamo uscire dal ghetto. Dobbiamo ridisegnare una strategia nuova e vincente, partendo da un'azione politica mirata, un'azione politica rivolta soprattutto  ai giovani, ai disoccupati, ai senza avvenire, condannati all'emarginazione dai fallimenti del neoliberismo, ai delusi da una sinistra senza idee e senza progetti, ai milioni di non votanti stanchi della politica  del partitismo e del malaffare  .

  L'unità militante va realizzata partendo da iniziative comuni e concrete. A questo siamo chiamati da oggi in poi. A questo sono chiamati quelli che vogliono dare a questo paese un  futuro, diverso o, più semplicemente, un futuro.

Sarà un lavoro lungo e paziente ma deve cominciare subito. La crisi del modello occidentale liberista va avanti ed è destinata ad andare avanti. Il crollo arriverà, è solo questione di tempo. Solo noi abbiamo le idee giuste per un modello sociale e politico alternativo, i principi per una autentica rinascita morale, base dello Stato Nuovo dell'Ordine e della Giustizia. E' davvero l'ora di serrare i ranghi come dice una nostra vecchia canzone. Dobbiamo tornare protagonisti. L'abisso che si avvicina a passi da gigante ci dovrà trovare pronti.

 

 

 

 

*Componente dell'Ufficio Politico del MNP

1 commento:

  1. Credo che tentare di unire un ambiente accomunato dal nulla serva a poco. La nuova sintesi va cercata con soggetti e persone, non con sigle e formazioni, specie formazioni di quel genere. La destra radicale è giunta al punto morto del non - ritorno: questo fantomatico calderone ideologico, più unico che raro nel mondo e peculiare quasi al solo mondo italiano e al massimo europeo (estrema destra fuori dall\'Europa e specie fuori dall\'Italia ha significati ben differenti e ancor più deteriori da quello che intendiamo noi), ha offerto tutto il peggio. Si è autoghettizzato per un verso con fumose iniziative opinabili, con compromessi culturali ancorchè strategici dei peggiori e per un altro verso con una corsa alla cultura tanto forzata e coercizzante quanto inutile perchè priva di una reale e concreta volontà di andare oltre gli steccati imposti dalle vulgate occidentali americanocentriche. Parlare di non-voto, e giustamente decidere di rifutarsi di concedere il voto ad una di queste minoranze politiche, pensavo fosse un modo per contestare i temi stessi, non i metodi, dell\'Area (che non c\'è..), invece noto con profondo rammarico personale che ancora continuate a far comunque in-tensione (nel senso di tendere in un determinato verso) a quell\'ambiente finito e morto da anni. Lo stesso errore di altri camerati che si dicono "dissidenti".

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