martedì 11 settembre 2007

Fioroni non convince










L’istruzione allo
sbando

I docenti
sottopagati

 

di Nicola
Cospito

 

 

  
Fioroni è un ministro che non convince. Le sue riforme, come al solito
sono solo un rimescolamento delle carte che lascia invariata la situazione
(catastrofica) della scuola italiana. Senza approfondire la confusione generata
l’inverno scorso nel ripristino (sacrosanto) delle commissioni esterne
nell’esame di Stato tra commissari interni e materie esterne, anche le ultime
dichiarazioni circa l’introduzione del voto di ammissione per l’esame di terza
media, l’importanza della matematica, delle scienze e la necessità di imparare
la lingua italiana, lasciano il tempo che trovano. Basta poco a capire che
quando uno studente è arrivato in terza media, nessun insegnante lo priverà
della possibilità di tentare l’esame di licenza, mentre, se i professori
continueranno ad essere sottopagati come avviene da molti anni, sempre meno
saranno i laureati in matematica che sceglieranno una carriera da morti di fame.

    Anche sull’insegnamento
delle lingue straniere Fioroni è stato latitante. Nessuna riflessione
sull’importanza del tedesco, la lingua straniera più richiesta nel mondo del
lavoro dopo l’inglese, nessun provvedimento che promuova l’integrazione europea
attraverso un’equa distribuzione dell’insegnamento delle lingue. Nessuna parola
sul russo che pure tra qualche anno sarà richiestissimo. Tutto come prima e
peggio di prima. Il problema della scuola è duplice: da un canto i ministri che
si succedono in viale Trastevere sono solo uomini di partito e non di cultura,
incapaci di riforme organiche e complesse, dall’altro il pervicace atteggiamento
dei governi di centrodestra e centro-sinistra nel non destinare alcuna risorsa
all’istruzione finisce per uccidere la scuola italiana che sta ancora in piedi
solo grazie allo spirito di abnegazione della parte migliore del corpo docenti.
Docenti frustrati e demotivati costretti a subire angherie belle e buone come
l’usuale ritardo nei rinnovi contrattuali che non gli portano in tasca nemmeno i
pochi centesimi pattuiti. Basti pensare che nel rinnovo dell’ultimo contratto,
complici i sindacati CGIL, CISL e UIL, i tredici mesi di ritardo non saranno
conteggiati negli arretrati. E, come se non bastasse, i ridicoli aumenti non
sono ancora arrivati in busta paga.

Qualcuno sostiene che i politici in fondo odiano
la scuola perché erano dei pessimi studenti.

Fosse vero ?


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