L’istruzione allo 
sbando
I docenti 
sottopagati
 
di Nicola 
Cospito
 
 
   
Fioroni è un ministro che non convince. Le sue riforme, come al solito 
sono solo un rimescolamento delle carte che lascia invariata la situazione 
(catastrofica) della scuola italiana. Senza approfondire la confusione generata 
l’inverno scorso nel ripristino (sacrosanto) delle commissioni esterne 
nell’esame di Stato tra commissari interni e materie esterne, anche le ultime 
dichiarazioni circa l’introduzione del voto di ammissione per l’esame di terza 
media, l’importanza della matematica, delle scienze e la necessità di imparare 
la lingua italiana, lasciano il tempo che trovano. Basta poco a capire che 
quando uno studente è arrivato in terza media, nessun insegnante lo priverà 
della possibilità di tentare l’esame di licenza, mentre, se i professori 
continueranno ad essere sottopagati come avviene da molti anni, sempre meno 
saranno i laureati in matematica che sceglieranno una carriera da morti di fame. 
    Anche sull’insegnamento 
delle lingue straniere Fioroni è stato latitante. Nessuna riflessione 
sull’importanza del tedesco, la lingua straniera più richiesta nel mondo del 
lavoro dopo l’inglese, nessun provvedimento che promuova l’integrazione europea 
attraverso un’equa distribuzione dell’insegnamento delle lingue. Nessuna parola 
sul russo che pure tra qualche anno sarà richiestissimo. Tutto come prima e 
peggio di prima. Il problema della scuola è duplice: da un canto i ministri che 
si succedono in viale Trastevere sono solo uomini di partito e non di cultura, 
incapaci di riforme organiche e complesse, dall’altro il pervicace atteggiamento 
dei governi di centrodestra e centro-sinistra nel non destinare alcuna risorsa 
all’istruzione finisce per uccidere la scuola italiana che sta ancora in piedi 
solo grazie allo spirito di abnegazione della parte migliore del corpo docenti. 
Docenti frustrati e demotivati costretti a subire angherie belle e buone come 
l’usuale ritardo nei rinnovi contrattuali che non gli portano in tasca nemmeno i 
pochi centesimi pattuiti. Basti pensare che nel rinnovo dell’ultimo contratto, 
complici i sindacati CGIL, CISL e UIL, i tredici mesi di ritardo non saranno 
conteggiati negli arretrati. E, come se non bastasse, i ridicoli aumenti non 
sono ancora arrivati in busta paga.
Qualcuno sostiene che i politici in fondo odiano 
la scuola perché erano dei pessimi studenti.
Fosse vero ?
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