sabato 24 giugno 2006

A proposito del referendum

 


 





Come è noto il Movimento Nazional Popolare ha preso posizione a favore del No al referendum di domenica prossima.

 

In questa scelta, coerentemente con la propria linea politica, il MNP ha deciso per quanto gli appariva più giusto e sensato, a prescindere dalle scelte del centro-destra e del centro-sinistra.  Il fatto che la sua scelta questa volta coincida con quelle dei partiti di sinistra è assolutamente irrilevante.

In gioco infatti  non è la costituzione antifascista ma l'unità del paese. Quella unità che sotto il profilo morale nacque sui campi di battaglia della prima guerra mondiale e che venne cementata dal Fascismo.

A ben vedere poi  proprio a proposito della costituzione, il centro-destra nell'approvarne  le modifiche ben si è guardato dal proporre l'abolizione dell'art. XII delle disposizioni transitorie e finali che vietano la ricostituzione del Partito Fascista. E aveva tutto il tempo per farlo.  Tutto il centro-destra si è limitato a sottoscrivere e ad approvare un provvedimento interamente elaborato e scritto dalla Lega Nord che aveva e ha in mente solo una cosa: la secessione. Magari a piccoli passi e diluita ma da realizzare comunque contro Roma, contro il Meridione d'Italia, contro le regioni più povere di un Sud di cui  nessun governo democratico ha mai saputo mettere in atto un serio sviluppo.

 

Il MNP ha scelto la difesa dell'unità d'Italia e delle regioni più povere perchè in fondo di questo si tratta. Anche tralasciando i pasticci di una latente ed inevitabile conflittualità tra i poteri centrali e quelli periferici, presente nei provvedimenti del governo Berlusconi.

 

Il MSI sul finire degli anni '60 organizzò alla Camera un ostruzionismo senza precedenti contro un regionalismo molto meno accentuato di quello della cosiddetta devolution e forse fu l'unica cosa buona che fece. Lo vogliamo ricordare a coloro che nel perdurare del bipolarismo  se ne sono fatti o se ne stanno facendo risucchiare acriticamente. Dimenticando una piccola grande verità e cioè che la nostra matrice storica e politica è oltre la destra e la sinistra.

 

E poi, il nostro sogno è ancora quello di Pierre Drieu La Rochelle, di Robert Brasillach, di Lèon Dègrelle che sognavano la NAZIONE EUROPA, ovviamente costituita da solide patrie nelle quali le culture locali e regionali avrebbero trovato comunque il giusto ruolo e il giusto rispetto. Ricordiamo che Il Fascismo rappresentò un impeto vitale dell'Europa che aveva perduto il suo ruolo geopolitico di fronte all'emergere dei grandi imperi extraeuropei. Nella presente complessa realtà geopolitica con quale forza potrebbe  presentarsi ai grandi appuntamenti internazionali un'Italia divisa al suo interno, confusa e impotente ad ogni livello??

 

Pensateci.  Ci pensino soprattutto quelli che sceglieranno il Si solo in virtù di un anticomunismo anacronistico, quelli che si attardano nella caccia ai fantasmi, coloro  che non hanno capito che la destra di oggi non è quella di Evola, di Adriano Romualdi, della Tradizione, ma quella di Daniela Fini e Salvatore Sottile, di Cuffaro e La Loggia,la destra di Emilio Fede e di Bruno Vespa,  la destra degli scandali e dei compromessi,la destra immondizia, perfettamente omologata alla sinistra non da meno su questo terreno.

 

Per questo noi siamo e rimaniamo oltre con la chiarezza che ci ha sempre contraddistinto

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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