lunedì 12 marzo 2007

Le priorità del governo Prodi: I DICO


                                                     

                                                                                                            di  Massimo Tirone

 

 

     Pochi giorni prima di cadere al Senato sulla mozione di politica estera il Governo Prodi ha approvato il disegno di legge sulle unioni di fatto.

     Non si può certo dire che si trattasse di un provvedimento particolarmente urgente, per un Governo che si trova a dover affrontare questioni ben più determinanti per la vita di tutti gli italiani, e che nel suo programma elettorale aveva previsto interventi legislativi in materie quali la precarietà del lavoro e la riforma della Legge Biagi, la riduzione del costo del lavoro e la competitività delle imprese con la riduzione del cuneo fiscale, e la  politica di sostegno alle famiglie, per le quali aveva prospettato la corresponsione di un assegno per i neonati fino al terzo anno.

     Nessun provvedimento di riforma è stato approvato sulla Legge Biagi, e la riduzione del cuneo fiscale, che secondo le promesse doveva essere di cinque punti percentuali, è stato ridotto nella sua entità, dilatato nel tempo e limitato nella sua applicazione soggettiva; per parte sua il Ministro della Famiglia, anziché proporre interventi diretti ad aiutare le famiglie ed avviare una politica demografica efficace in una situazione che vede l’Italia agli ultimi posti per tasso di natalità, ha utilizzato il suo tempo per studiare una legge diretta a concedere “diritti” alle coppie di fatto.

        Nel disegno di legge, caratterizzato dall’assenza di rigore giuridico e dall’uso di una tecnica legislativa approssimativa (basti dire che per la prima volta dall’unità d’Italia le successioni non sono interamente regolate dal codice civile, ma anche da una legge speciale), la tutela dei diritti dei conviventi  viene accordata in presenza non di un vero e proprio accordo tra gli interessati da formalizzare dinanzi ad un pubblico ufficiale che possa garantirne la certezza giuridica, ma con una dichiarazione anagrafica di convivenza resa agli uffici dello stato civile del Comune, che i due conviventi possono anche presentare separatamente, salvo l’onere di comunicarla per raccomandata all’altro soggetto; siamo in presenza di forme così sommarie da consentire abusi anche gravi dello strumento dei Dico previsto dal Disegno di legge governativo.

     L’art. 1 del DdL prevede un ambito di applicazione molto esteso per l’attribuzione di diritti ai conviventi: i presupposti sono costituiti dalla convivenza accompagnata  dall’esistenza di “vincoli affettivi” (genericamente indicati)  e dalla prestazione di assistenza materiale e morale, e consentono di ricomprendere nella fattispecie legislativa situazioni che non hanno nulla a che vedere con le relazioni more uxorio.

     Lo stesso Governo deve aver considerato il rischio di una dilatazione incontrollata dei diritti derivanti dai Dico, al punto da precisare, all’art. 2, che la legge non si applicava alle persone conviventi in presenza di rapporti di lavoro.

     Un elemento particolarmente significativo del DdL è costituito dal riconoscimento della convivenza determinata da vincoli affettivi tra persone dello stesso sesso; in sostanza v’è la completa equiparazione delle unioni omosessuali a quelle eterosessuali.

     Tale equiparazione costituisce l’obiettivo strenuamente perseguito dalle associazioni omosessuali, che – come è stato autorevolmente affermato – costituiscono ormai una lobby molto potente, in grado di condizionare in molti paesi l’attività del legislatore e di imporre normative contrastanti con principi etici e giuridici che fino a pochi anni fa erano indiscusso patrimonio dell’Italia e dell’Europa.

     Ma il provvedimento sulle unioni di fatto non è soltanto un manifesto ideologico del variegato schieramento laicista che in nome del relativismo etico contesta l’ordine tradizionale  e lo stesso istituto della famiglia che da millenni costituisce la struttura fondamentale della società:  il DdL incide in maniera significativa sulla regolamentazione di diversi importanti istituti.

     Viene completamente stravolta la disciplina delle successioni legittime: il riconoscimento di una quota di eredità a favore del convivente ( nell’accezione lata che risulta dall’art. 1 del DdL ), anche nel concorso con i figli del de cuius, con l’attribuzione al convivente pure del diritto di abitazione sulla casa utilizzata per la convivenza, comprime fortemente i diritti ereditari dei figli e di fatto rappresenta la significativa conferma che il Governo ha inteso dar vita, con i Dico, ad un modello di famiglia di secondo livello, riducendo solo quantitativamente ma non qualitativamente i diritti dei conviventi rispetto a quelli dei coniugi.

     La convivenza è indicata come situazione di fatto rilevante anche ai fini dell’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale: sicchè le poche risorse pubbliche disponibili, anziché essere utilizzate in via prioritaria per le giovani coppie che intendano dar vita a famiglie regolari o per i coniugi anziani impossibilitati per il reddito basso ad accedere alla proprietà della casa di abitazione o al mercato delle locazioni, saranno distribuite anche ai conviventi.

     In materia previdenziale il DdL  sui Dico prevede che anche i conviventi possano accedere alle prestazioni in materia di pensioni indirette e di reversibilità, anche se una normativa di dettaglio è rinviata al momento del riordino della previdenza: anche in questo caso la scarsezza delle risorse disponibili imporrà che per riconoscere i diritti dei conviventi alla pensione dovranno essere ridotti, in termini quantitativi, i diritti previdenziali dei pensionati stessi ovvero dei loro coniugi. Va oltretutto considerato che, per la genericità dei presupposti che il Legislatore ha previsto per usufruire dei diritti attribuiti ai conviventi, saranno facilissime le frodi in danno degli enti previdenziali ( se v’è stato in passato un non trascurabile fenomeno di matrimoni fittizi per conseguire la pensione di reversibilità, ancor più facile sarà per i truffatori far apparire false convivenze per ottenere benefici  pensionistici).

     E’ gravissima poi la previsione dell’art.  6 in materia di permesso di soggiorno: quella disposizione in sostanza consente al convivente del cittadino italiano o comunitario di ottenere un permesso di soggiorno per convivenza, cui altrimenti non avrebbe diritto. Si creeranno le condizioni per una dilatazione incontrollata degli ingressi di extracomunitari clandestini, che non dovranno più conservare a lungo la loro posizione illegittima ma potranno facilmente regolarizzare la loro presenza in Italia trovando qualche persona compiacente che accetti di sottoscrivere la dichiarazione anagrafica di convivenza. 

     I Dico costituiscono una tappa importante del progetto di banalizzare il matrimonio,  già in crisi per le tendenze individualistiche che imperano da molti anni nelle società occidentali, e per le difficoltà oggettive che incontrano i giovani che intendano sposarsi, a causa della precarietà del posto di lavoro, della difficoltà di trovare un alloggio, e dell’assenza di un efficace supporto dello Stato alle donne impegnate nel lavoro che mettono al mondo dei figli.

     In sostanza, nel regolamentare legislativamente la convivenza, che viene quindi proposta come scelta alternativa al matrimonio, si intende escludere la centralità del ruolo della famiglia, quale ci ha tramandato la nostra tradizione: una famiglia che viva per una scelta responsabile dei coniugi, tendenzialmente destinata ad impegnarli per l’intero arco della loro vita, che presupponga la decisione di avere figli e di occuparsi congiuntamente della loro educazione nella consapevolezza che si tratta di un compito che non ha soltanto una valenza privata ma costituisce un dovere verso la nazione.

     Il Disegno di Legge sui Dico, pur espunto dal “programmino” in 12 punti che Prodi ha presentato alle Camere per la fiducia, sarà presto sottoposto all’esame del Parlamento, ove i suoi sostenitori, a cominciare dalla potente lobby degli omosessuali che si è già mobilitata per imporne l’approvazione, sperano evidentemente di trovare una maggioranza trasversale che includa alcuni settori della coalizione di centro-destra: il tema merita la massima attenzione e una battaglia di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, perché il provvedimento legislativo proposto è di quelli idonei ad incidere in materia duratura sul costume degli italiani.

    

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