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sabato 2 luglio 2011

Chi paga i costi della crisi ?

 
La manovra che il governo si appresta a varare, con il voto di fiducia blindato, colpisce ancora una volta i ceti più deboli del nostro paese. Tagli, tasse, aumenti della benzina, dell'energia elettrica, del gas, blocco dei contratti del pubblico impiego all'infinito, blocco delle assunzioni. E nel frattempo la disoccupazione giovanile tocca il 28, 9 % e quella nazionale supera di gran lunga l'8 %. Ancora una volta gli scellerati di Palazzo Chigi e i cialtroni di Montecitorio mostrano tutta la loro incapacità di affrontare e risolvere i problemi che loro stessi hanno generato con l'adesione al trattato di Maastricht, con l'introduzione dell'euro, con le spese miliardarie destinate a tenere in piedi la fitta rete clientelare della partitocrazia, con i loro privilegi di intoccabili, con le inutili partecipazioni alle guerre americane che gli italiani ignari continuano a pagare. Il governo avrebbe potuto abolire le province, abolire le regioni, avrebbe potuto abbassare i prezzi dei generi alimentari, delle case, dell'abbigliamento, avrebbe potuto imporre il dimezzamento dei prezzi industriali dei prodotti italiani per svuotare i magazzini e riavviare il ciclo produttivo, avrebbe potuto eliminare i finanziamenti ai quotidiani nazionali che ormai non legge più nessuno e che procurano lauti stipendi a giornalisti da quattro soldi al servizio della casta, avrebbe potuto tassare le banche e l'alta finanza che continua a speculare in borsa senza alcun controllo, sostituendo beni virtuali a ricchezza reale. Non lo ha fatto. Come non ha trovato alcuna soluzione praticabile per rilanciare l'occupazione e attuare una seria politica dei redditi. Tutte cose queste che noi, nazionalpopolari, nazionalpatriottici, forzanovisti, avremmo realizzato subito. E non è necessario essere aquile per capire che i provvedimenti del governo sono palliativi che non soddisferanno i vampiri di Bruxelles, di Mody's, di Standard and Poor che stanno preparando anche per gli italiani il destino della Grecia, dell'Islanda, della Spagna, del Portogallo.
Per uscire dalla crisi l'imperativo categorico è liberarsi di questi democratici liberisti che sono il cancro dell'Italia. Questa è la prima cosa che gli italiani devono fare. Prima che sia troppo tardi !
Nicola Cospito
Ufficio Politico MNP

sabato 18 giugno 2011

Le certificazioni del fallimento del Governo Berlusconi

E’ di oggi la notizia che “Moody’s”, la più importante Agenzia di valutazioni economico-finanziarie internazionali, ha messo l’Italia sotto osservazione per un eventuale “revisione al ribasso” o “declassamento” dell’andamento macroeconomico, cosa che non avveniva da oltre 15 anni, con la conseguenza che saremo messi tra le nazioni meno affidabili e questo perchè il nostro debito pubblico continua a salire, la nostra produttività rimane bassa, abbiamo recuperato solo una piccola frazione dei ben 7 punti di Pil – Prodotto interno lordo – persi negli ultimi anni di crisi e ci sono seri dubbi che il Governo riesca a raggiungere il promesso pareggio di bilancio entro il 2014.
Questo giudizio segue quello di poche settimane fa dell’altra importante Agenzia internazionale, la Standard & Poor’s, che ha assegnato all’Italia “l’outlook negativo” per la crescita.
Immaginiamo la levata di scudi delle truppe cammellate berlusconiane e dei loro alleati e complici (più o meno camuffati), contro queste Agenzie internazionali considerate “servi del sistema economico mondiale”, che però non bastano a smontare la realtà di giudizi redatti da queste Agenzie internazionali sulla base di numeri e dati certi acquisiti dai loro Uffici in Italia.
La realtà, impietosa ma inesorabile, certifica il grande imbroglio di chi in tutto questo periodo di crisi ha gridato ai quattro venti che “l’Italia era messa meglio delle altre Nazioni” e che “saremmo usciti prima e meglio delle altre Nazioni dalla crisi”.
E’ la certificazione del fallimento “del Governo del fare” , tutto basato su vuote promesse propagandistiche (come l’ultima della riduzione delle tasse a “costo zero”!!!) diffuse a piene mani dall’impero mediatico di “bauscia” Berlusconi e propinate agli sprovveduti e illusi italiani benpensanti dagli alleati e servi schiocchi e ambiziosi della corrotta e corruttrice lobby affaristica berlusconiana.
Un “bauscia” Berlusconi che si è vantato di aver mantenuto la stabilità politica e la pace sociale.
In realtà la “stabilità politica” è stata mantenuta, finora, sostituendo con mercenari comperati al mercato parlamentare le tante defezioni dei suoi ex alleati più o meno pentiti.
La “pace sociale” invece, è stata mantenuta con la complicità di alcuni capi sindacali (due rivelatisi buoni commensali a Palazzo Grazioli e una bramosa di fare il Presidente Regionale) sulla pelle dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, del ceto medio, delle famiglie, penalizzati e schiacciati verso la soglia della povertà
E’ anche il fallimento del superministro Tremonti, l’inventore della finanza creativa, delle privatizzazioni camuffate da liberalizzazioni, della cartolarizzazione di beni da anni invenduti (e quindi rappresentati da titoli “tossici”), degli artifici contabili per ingannare le severe Autorità europee, nonchè grande esempio di onesto contribuente, visto che per il 2009 ha dichiarato al fisco un reddito di soli 39mila euro.
Certo, confronto ai Brunetta o ai Gasparri, ai Calderoli o ai Quagliarello, alla Brambilla o alla Santanchè, anche un Tremonti sembra un gigante.
Ma la ruota della Storia sta girando inesorabilmente e, per patacche e pataccari, sta arrivando l’ora della verità, che sta arrivando anche per “tutti quelli” che in questi anni hanno svenduto e tradito Ideali e Valori, resi sacri dal sangue dei Martiri, per entrare nei sottoscala del potere e nelle anticamere della mangiatoia.
Ricordiamoci bene di tutto questo, affinchè non ci tocchi un’altra volta subire passivamente una nuova stagione dei “riciclati” della politica.
Adriano Rebecchi
Ufficio Politico del MNP e
Responsabile Provinciale F.N.